«I mali della Cina non si fermano in Cina, ma si riverberano inesorabilmente nel resto dell’economia globale interconnessa» è la sintesi di quanto scritto di recente dall’Economist. L’autorevole settimanale britannico in una lunga analisi ha messo in luce le principali conseguenze globali del rallentamento della seconda economia al mondo.
Nei secoli l’innovazione tecnologica ha sempre plasmato in maniera significativa anche le dinamiche della geopolitica. Basti pensare ai progressi nel XV secolo nella progettazione delle navi e l’introduzione di velieri più veloci e maneggevoli, come le caravelle e le caracche, che hanno reso possibile la navigazione oceanica su lunghe distanze e portato alla formazione di nuovi Imperi.
Gli occhi degli operatori sono puntati sulle nuove prove che l’Europa si trova ad affrontare. La prova maggiore arriva direttamente dall'IRA, Inflation Reduction Act, programma lanciato dal Presidente Joe Biden.
C’è un’importante classifica che va riscritta: nei giorni scorsi l’India è diventata la Nazione con più abitanti al mondo. I numeri esatti sono difficili da rilevare, ma secondo i calcoli dell’Onu, in aprile, il Paese ha superato quota 1,425 miliardi di individui.
Dopo una decina di anni in cui non dava più notizie di sé, l’inflazione torna di nuovo a rappresentare un motivo di preoccupazione. Molti esperti sono convinti che, non appena l’economia avrà nuovamente ripreso a girare a pieno regime, scatterà anche una corsa dei prezzi e a velocità che non si vedevano da tempo.
Se l’Italia fosse un’azienda, Mario Draghi verrebbe definito un turnaround manager, uno di quei dirigenti chiamati nei momenti di crisi a ristrutturare in fretta e furia i conti, rimettere mano ai piani di costi e per rilanciare il business. Il momento per l’Italia è di difficoltà e la pandemia rischia di peggiorare un quadro già complicato.
L’era di Joe Biden è partita con una cerimonia di insediamento senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Per la prima volta all’evento non si sono viste le folle che ogni volta accorrono da tutto il Paese per salutare il nuovo presidente, né si è vista la parata lungo Pennsylvania Avenue a Washington.
Non scorderemo facilmente l’anno che sta per terminare. Segnato dalla pandemia e da una crisi economica senza precedenti, il 2020 resterà profondamente vivo nelle nostre memorie. Nonostante gli eventi negativi che si sono succeduti, l’ultimo scorcio dell’annus horrobilis del Coronavirus ha comunque portato qualche svolta positiva. E saranno proprio queste ultime novità a offrire un contributo per un 2021 meno avverso.
È ormai chiaro che Joe Biden sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Il recente via al processo di transizione concesso dal Presidente uscente Trump, dopo settimane di resistenze, ha sicuramente accelerato il passaggio. Il candidato democratico entrerà alla Casa Bianca accompagnato dal suo mantra «Buy American» che andrà a rimpiazzare le parole «America First» che hanno marchiato i quattro anni di presidenza Trump.
Per qualche tempo relegato in secondo piano, il conflitto tra Stati Uniti e Cina rischia di irrompere nuovamente con forza sulla scena. A rimetterci sarebbe l’Europa, di nuovo vaso di coccio in mezzo a due giganti dell’economia. La lite, questa volta, è stata innescata dall’applicazione TikTok, che fa capo alla società cinese ByteDance.
Alla fine il grande salto in avanti per l’Europa è arrivato e, per dirla con le parole pronunciate da Angela Merkel, segnerà «l’inizio di una nuova era per l’Unione europea».
Per il Vecchio Continente si avvicina il momento delle decisioni. Dopo mesi di discussioni e incagli, a metà luglio (17 e 18) si terrà a Bruxelles il summit dei leader Ue. L’atteso appuntamento dovrebbe rendere più concreto il Recovery Fund, il fondo per la ripresa da 750-500 miliardi di euro voluto da Germania e Francia con l’obiettivo di risollevare le sorti dell’economia europea alle prese con l’emergenza Covid.
Lo sguardo degli operatori è nuovamente rivolto all’Asia. A poco più di quattro mesi dalla firma della fase uno dei trattati commerciali riemergono di nuovo le scaramucce tra Usa e Cina. Questa volta l’epicentro della disputa è Hong Kong, la nuova Berlino di quella che potrebbe diventare la cartina geografica della Guerra Fredda del nuovo Millennio.
I mercati finanziari, si sa, guardano sempre avanti. In questi giorni stanno già provando a immaginare come saranno i mesi che arriveranno dopo la fase più critica della pandemia. Se le notizie di marzo sui numeri tragici del Coronavirus avevano mandato in tilt le Borse, ora inizia a comparire un po’ di fiducia nel futuro dell’economia.
L’emergenza Coronavirus ha portato con sé anche un’inconsueta serie di violente oscillazioni sui mercati. Mai era successo che a picchi di rialzi, anche sopra al 10%, seguissero subito repentine ricadute di altrettanta entità.
L’irruzione del Coronavirus sulla scena globale ha costretto i mercati finanziari a una brusca penitenza. Reduci dall’euforia dei nuovi massimi, di colpo hanno dovuto piegare la testa al diluvio incontrollato delle vendite. In queste ore è difficile valutare a fondo l’evolvere del quadro.
L’inizio d’anno ha portato nuove paure sulla scena internazionale. Questa volta l’attenzione è stata catturata dalle notizie sul nuovo Coronavirus e sulla rapida diffusione dei contagi in molti Paesi. Il timore è che il virus, che è stato segnalato per la prima volta in dicembre in Cina nella popolosa città di Wuhan, possa trasformarsi in una pericolosa pandemia.
Guardare all’anno di Borsa che verrà è come cercare di indovinare che regalo ci attende sotto l’albero di Natale. Le aspettative, si sa, a volte sono destinate a fallire. Difficile dire con certezza che cosa accadrà sui mercati nel 2020. E’ però un esercizio che gli economisti ripetono puntualmente a ogni scadere del vecchio anno.
Le ultime settimane dell’anno riportano l’attenzione degli operatori sulla Brexit. Il conto alla rovescia per le elezioni politiche nel Regno Unito è iniziato (la chiamata alle urne è fissata per il 12 dicembre) e gli investitori si chiedono quali potranno essere gli effetti sui portafogli.
Le «Borse politiche» hanno sempre le gambe corte. È una delle tante massime cui guardano i money manager nel decidere le scelte da fare. Significa che gli eventi politici internazionali, anche se di rilievo, hanno solo un influsso passeggero sull’andamento dei listini che, invece, guardano ai numeri delle società quotate.
Le discussioni sul clima hanno dominato la scena globale in quest’ultima parte di settembre. La lotta ai cambiamenti climatici è ripartita dal summit dell’Onu a New York dove 66 Paesi, 102 città e 93 imprese si sono impegnati a raggiungere zero emissioni entro il 2050.
Gli investitori si preparano alla pausa estiva accompagnati da una raffica di notizie positive che hanno rasserenato il clima sui mercati, anche se non sono del tutto fugati i timori che il sereno possa lasciar spazio alle nuvole.
La guerra commerciale tra Usa e Cina continua a dominare l’andamento dei mercati. In particolare, il tweet di Donald Trump del 5 maggio scorso ha segnato una nuova escalation nella disputa che, ormai, dura da più di un anno. Probabilmente questo tweet troverà posto nei libri di storia.
Tiene da mesi gli investitori con il fiato sospeso. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina rimane un driver importante per i mercati finanziari.
In questi giorni di incertezza sugli esiti della Brexit e di timori per le elezioni europee alle porte, l’Europa è costretta a confrontarsi con un nuovo problema: quello della Via della Seta.
Nella famosa favola «Riccioli d’oro e i tre orsi», la piccola Riccioli d’oro, che si è introdotta di nascosto nella casa dei tre orsi, si serve della loro colazione pronta sulla tavola. Ha di fronte a sé tre piatti, li assaggia tutti e sceglie quello con la zuppa che «va bene», vale a dire quella né troppo calda, né troppo fredda.
Il mese di gennaio ha sorpreso con un ritorno alla calma sui mercati finanziari. Archiviati gli eccessi di vendite, che avevano agitato la fine del 2018, adesso gli operatori sembrano aver di nuovo ritrovato fiducia.
I mercati emergenti restano gli osservati speciali di quest’ultima parte dell’anno. Ma che cosa sta accadendo nelle aree ad alta crescita del mondo che, negli ultimi anni, hanno tanto attirato l’attenzione degli investitori?
L’Italia è tornata sotto i riflettori. I difficili negoziati per la formazione del nuovo governo hanno fatto precipitare il Paese in un’inedita crisi politica e istituzionale.
L’economia ha ripreso a marciare un po’ ovunque. Le Banche centrali continuano a immettere denaro a sostegno della crescita.
Non accade spesso che i movimenti sui mercati valutari attirino così grande attenzione come accaduto in queste ultime settimane. A tenere banco è l’eccessiva debolezza del dollaro che sta sollevando i timori di una possibile «guerra valutaria» in corso.
Le dichiarazioni della Fed riguardanti la riunione del 19-20 settembre sono state lette come più accomodanti rispetto alle altre recenti comunicazioni della banca centrale.
Negli Sati Uniti nessuna novità di rilievo per quanto riguarda lo scenario economico: permane una certa distanza tra i livelli di fiducia (elevati) e l’attività economica (stabile), con i primi che recentemente si sono leggermente ridimensionati.
La recessione nel manifatturiero sembra giunta alle battute finali senza essersi propagata ai servizi. Ciò è avvenuto anche grazie alla tenuta del mercato del lavoro, dove i nuovi occupati mensili sono stati mediamente sopra le 200mila unità.
Accantonati i timori sulla stabilità dei mercati finanziari internazionali e sul ciclo degli emergenti la FED si è concentrata sulle dinamiche interne.
Ottimo il dato sugli ordinativi dei beni durevoli (+2% rispetto al -0,4% di consenso e dato precedente rivisto ancora in rialzo). Rivisto il dato di GDP del secondo trimestre (+3,7% da 3,2% precedente).
I dati di maggio forniscono una lettura dello scenario USA leggermente più costruttiva, ma sempre in linea con le nostre attese. Il significativo rimbalzo delle vendite al dettaglio, in qualche modo auspicato data la tonicità del mercato del lavoro e i livelli elevati di fiducia dei consumatori, porta la stima della variazione del PIL del secondo trimestre in prossimità del 3%.
ISM e mercato del lavoro confermano un’economia in salute che al momento però non sta ingenerando pressioni sui salari e quindi sui prezzi. Il tema è importante in quanto, una volta accertato lo senario di crescita, per prevedere l’operato futuro della FED occorre verificare le pressioni inflazionistiche presenti nell’economia USA.
Settimana non particolarmente densa di statistiche macroeconomiche, e quelle divulgate non hanno aggiunto nulla alla descrizione dell’economia fatta nelle settimane scorse.
I dati di maggior interesse sono stati quelli relativi al PIL del terzo trimestre, risultato in accelerazione (2,8% trimestrale annualizzato) rispetto alla media del 2% a cui si è mossa l’economia americana da dopo la recessione e quelli relativi al mercato del lavoro.
In una settimana non particolarmente ricca dal punto di vista dell’evidenza macro le parole della FED hanno ancora condizionato in misura significativa la dinamica dei mercati finanziari.
Ciò che sta emergendo dai dati americani delle ultime settimane è un modesto miglioramento delle componenti domestiche della domanda, consumi, mercato immobiliare e fiducia dei consumatori a cui si accompagna una perdita di vigore del settore manifatturiero legata soprattutto al calo del commercio internazionale.
Le ultime settimane sono state caratterizzate da un ritorno della volatilità sui mercati finanziari in buona parte riconducibile al riaffiorare dei problemi relativi ai debiti europei, ma anche a seguito di alcuni dati macroeconomici al di sotto delle attese negli USA.
Questa settimana gli avvenimenti politici italiani hanno influenzato in maniera rilavante i principali mercati finanziari, non solo obbligazionari e non solo europei.
Settimana molto scarna per quanto riguarda la diffusione di statistiche macroeconomiche. I dati sulla bilancia commerciale e sul livello di fiducia degli imprenditori dei servizi sono risultati leggermente superiori alle attese, corroborando l’aspettativa di un PIL del terzo trimestre non in territorio negativo.
L’Italia starebbe valutando la cessione di alcune quote di minoranza di società partecipate, secondo Bloomberg. Ferrovie dello Stato nel mirino. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
"I Btp non riparano del tutto dall’inflazione, diversificate a lungo termine nei bond corporate e nelle azioni". Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, ne parla a La Stampa.
Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, parla a We Wealth del metodo che la società ha sviluppato nel corso di una lunga esperienza e di come oggi appare particolarmente adatto ad affrontare uno scenario sfidante.
Negli ultimi anni gli istituti del nostro Paese hanno quasi raddoppiato i loro livelli medi di patrimonializzazione. Il percorso più probabile è quello di una maggior restrizione del canale del credito. Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, a La Stampa.
La recente crisi nel settore bancario ha accelerato la trasmissione della politica monetaria restrittiva e determinerà un rallentamento della crescita. Ma dopo l'iniziale sbandamento, i mercati sono ripartiti bene, in particolare quelli azionari, mentre i titoli di Stato scontano un progressivo allentamento da parte delle banche centrali, che ha sostenuto gli spread. Ne parla Federico Taddei, Direttore Private Banking Ersel, a Milano Finanza.
Catia Lippolis, del Team Advisory del Gruppo Ersel, racconta a FundsPeople quali prodotti Ersel SpA sta guardando in vista dell'anno. Spazio anche ai mercati emergenti e ai fondi liquid alternative.
No a facili entusiasmi dopo il rimbalzo di Wall Street. Le opportunità legate all'obbligazionario. Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel.
L'aumento dei tassi d'interesse ridà appeal all'obbligazionario. «Le cedole, con un rischio moderato, sono tornate sopra al target di inflazione della Bce», parla Federico Taddei, Direttore Private Banking Ersel.
In questo video Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel fa il punto su inflazione e rischi di recessione, con un'analisi della situazione economica e dei mercati.
Attenzione a dove va l'inflazione. É premiante saper trasferire gli aumenti dei costi ai clienti. Ne parla Giorgio Bensa, Responsabile delle Gestioni Patrimoniali del Gruppo Ersel, a Milano Finanza.
In Borsa ha vinto chi non si è fatto prendere dal panico. Bisogna essere pronti per le fasi di rimbalzo. Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a La Stampa.
Dopo la frenata brusca dei mercati, gli investitori si chiedono ora come proteggere il proprio portafoglio. L'azionario è ancora l'asset class su cui puntare? Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a We Wealth.
Perché puntare su azioni di qualità e non su strumenti di debito. Il contesto apre prospettive di investimento nei settori difesa, energia e infrastrutture. Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a Milano Finanza.
L'andamento del conflitto in Ucraina ha spaventato le piazze finanziarie europee che hanno chiuso parecchie sedute in rosso. Lo shock preoccupa chi guarda al futuro e - come allo scoppio della pandemia - si guarda intorno in cerca di conferme per i propri investimenti. Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a Corriere della Sera.
«Piazza Affari potrebbe essere la prima che riparte insieme al Paese. Che, come tutti speriamo, ce la farà. Il nostro mercato ha tanti campioni. In questo momento fanno parlare di sè alcune piccole società farmaco medicali. Ma verrà il tempo anche di tante altre società».
Intervento di Giorgio Bensa, Responsabile portafogli modello per le gestioni patrimoniali di Ersel. Da alcuni anni abbiamo sviluppato internamente una metodologia di analisi orientata a stimare i premi al rischio su un orizzonte di lungo termine per individuare le asset class che possono offrire un potenziale di rendimento corretto per il rischio interessante.
È questo lo scenario che Andrea Rotti, amministratore delegato di Ersel Sim, sta delineando alla sua clientela e che implica precise scelte d'investimento.
Long short, Event Driven e obbligazioni unconstrained. Sono le strategie alternative su cui puntare nel 2020. Ne è convinto Marco Covelli, direttore investimenti di Ersel, che parla di un ciclo economico ormai in dirittura di arrivo.
Le gestioni patrimoniali tornano protagoniste in una stagione di incertezza per i listini finanziari, come racconta Giorgio Bensa, Responsabile portafogli modello per le Gestioni Patrimoniali Ersel.
Giorgio Bensa, Responsabile portafogli modello per le Gestioni Patrimoniali di Ersel, vede bene anche l'azionario dei paesi emergenti.
Dopo Mario Draghi inizia una nuova era alla Bce; è stata posticipata l'applicazione della Brexit e c'è una forte situazione di tensione commerciale generata dall'amministrazione Trump: come questi effetti influenzano il settore? La risposta di Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel.
Il settore della gestione degli investimenti sta vivendo una fase di profondi cambiamenti. In un contesto di margini in calo e costi in salita, le società del comparto puntano sempre di più sul consolidamento.
Le strategie di Ersel. Dagli ultimi mesi dell'anno si attendono indicazioni importanti sull'evoluzione dell'economia. Occhi puntati su Brexit, tensioni Usa-Cina e Hong Kong.
Giorgio Bensa, Responsabile Portafogli Modello per le Gestioni Patrimoniali, spiega lo stile di Ersel nei processi d'investimento, forte di un controllo del rischio attraverso un team dedicato.
Meno obbligazioni, più azioni di valore e strategie alternative. Con una puntatina sugli Eltif. Allungando l'orizzonte temporale. È la ricetta di Marco Covelli, direttore investimenti di Ersel asset management, per costruire un portafoglio a misura dell'attuale contesto di mercato.
Andrea Rotti, 48 anni, dal 24 luglio è amministratore delegato di Ersel, società di gestione con 18 miliardi di masse e la prima a calcare la scena del risparmio gestito italiano nel 1983.
C'è qualcuno che racconta che il caso Smre potrebbe mettere in fuga gli investitori proprio da quell'Aim dove la caratteristica dei titoli (piccoli e sottili) rende ancora molto volatile il segmento.
In questi giorni d’incertezza sugli esiti della Brexit e di timori per le elezioni europee alle porte, l’Europa è costretta a confrontarsi su vari fronti: da una parte ci sono i moniti della Bce “pronta a definire tutti gli strumenti” necessari per riportare l’inflazione vicino ma sotto al 2%.
"In un periodo di maggiore incertezza economica per il nostro Paese, ci piacciono quelle piccole e medie aziende industriali con visibilità della crescita, posizioni di leadership e attraenti per processi di consolidamento» dice Andrea Rotti, condirettore generale di Ersel Asset Management Sgr.
La ripresa deve fare i conti con rapporti commerciali legati a temi strategici e geopolitici che dividono le due grandi potenze.
Lo scenario dei mercati finanziari è complesso e richiede scelte ponderate. Occasioni di rendimento sui Treasury e sull'azionario dei paesi emergenti.
Quel che è successo ieri sui mercati, e quel che sta succedendo da un anno in qua, «non lo capisce più nessuno». Lo dice un veterano della Borsa come Guido Giubergia (nella foto in alto), presidente di Ersel Sim, boutique finanziaria fondata a Torino nel 1936 dal trisavolo Giuseppe.
Da sempre sentiamo ripeterci che l'Italia è un Paese ricco di risparmio. E' vero, abbiamo una risorsa, in un Paese che non ne ha tante. La stiamo utilizzando per creare ricchezza e lavoro? Abbiamo idee, programmi per creare un prodotto finito da questa materia prima? La risposta è no.
La crisi dei mercati finanziari del mese di agosto ha dimostrato quanto dirompente possa essere la relazione circolare tra la finanza, l'economia reale e la governance politica, oggi quanto mai interdipendenti.
Intervista ad Andrea Nascè (Ersel Asset Management Sgr): poche le armi perchè i tassi sono già bassi e i governi obbligati al rigore.
I possessori di grandi patrimoni sono sempre più attenti alla gestione del rischio in un momento in cui la congiuntura economica sembra non mettere nessuno al riparo da situazioni difficili. Per gli operatori la tutela arriva dalla diversificazione e dalle strategie di lungo periodo come spiega Guido Giubergia, presidente e ad del gruppo Ersel, specializzato nella gestione di patrimoni.
Tempi duri per i Gestori di patrimoni. Se non la fiducia è la speranza, infatti, ad animare gli investimenti degli operatori specializzati in private e asset management.
Gli indici di Piazza Affari dopo aver toccato i massimi del 2011 a metà febbraio (indice Comit globale +11,1%) hanno poi dimezzato i guadagni (+6,2% al 17 maggio). E ora?
La Borsa Italiana, come le altre piazza europee, può attraversare un periodo di consolidamento con qualche rischio di ulteriore discesa delle quotazioni legato alla crisi dei debiti sovrani. Ne è convinto Marco Nascimbene gestore del fondo azionario Italia Fondersel PMI di Ersel. "Ma in caso di soluzione positiva per questi problemi, Piazza Affari può salire ancora, perché i multipli restano ancora interessanti".
"Tutte le agenzie di rating hanno ormai una credibilità molto bassa, dopo essersi accorte in ritardo della gravità della crisi finanziaria. Perciò non bisogna dare peso alla decisione di SeP sull'Italia, meglio fidarsi di analisti e gestori delle grandi banche d'affari che muovono realmente il mercato.
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