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Andrea Rotti
Intervista a
Amministratore Delegato
Fonte

La Stampa

del 20-giu-2023
Come si vince la paura

"I Btp non riparano del tutto dall’inflazione, diversificate a lungo termine nei bond corporate e nelle azioni". Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, ne parla a La Stampa.

La crisi non spaventa il Nord Ovest. C’è preoccupazione, certo, c’è cautela. Ma gli investitori sono consapevoli che la volatilità e l’incertezza possano aiutare a creare valore. A rivedere le proprie strategie. E a scoprire nuove strade. A patto di avere servizi di consulenza costruiti su misura, tagliati sulle proprie esigenze.

«I clienti chiedono sempre più spesso di essere affiancati, ma la domanda c’è, si vede. E questo nonostante la complessità dello scenario. Il nostro osservatorio riguarda una fascia medio-alta della  popolazione, tra il Piemonte e la Lombardia» racconta Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel, banca privata nata a Torino nel 1936 e specializzata nelle gestioni patrimoniali. Con asset per circa 20 miliardi ha costruito una relazione diretta con i clienti, non intermediato da reti di vendita.
 

Chi sono i vostri clienti?


«Soprattutto imprenditori e professionisti di fascia medio-alta che oggi chiedono una bussola per orientarsi nella complessità dello scenario macroeconomico. La vera domanda è rivolta verso i servizi di gestione e consulenza che possano rispondere alle esigenze individuali dei nostri clienti».
 

Cosa preoccupa gli investitori?


«L’incertezza e il non sapere. Dopo il Covid il mondo è ripartito, ma le strozzature nella catena di approvvigionamento globale hanno alimentato l’inflazione. Poi è esplosa la guerra. La gestione del patrimonio si deve adattare a fattori esogeni e i clienti chiedono sempre più di essere affiancati con servizi di advisory finanziaria e patrimoniale complessiva».
 

Come è cambiata la gestione del risparmio?


«Di recente è ovviamente aumentato l’interesse sul comparto obbligazionario e sul reddito fisso in generale. La tendenza di fondo è però quella di essere più attenti e sensibili alla costruzione di portafogli diversificati e capaci di dare un’indicazione di rendimento coerente con gli orizzonti temporali degli investimenti».
 

L’aumento dei rendimenti obbligazionari, però, non basta a coprire la corsa dell’inflazione.


«No, il regime di tassi in cui ci troviamo non è sufficiente. E i bond possono coprire solo una parte della perdita di potere d’acquisto. Per questo serve bilanciare i portafogli con le azioni accettando di prendersi qualche rischio in più. Che viene remunerato».
 

Come si convince un investitore prudente a prendere un rischio?


«Con un approccio costruito su misura. E con la consapevolezza che sta cambiando anche il modo in cui si investe. Oggi sono più frequenti i clienti che accettano una logica di segmentazione del proprio patrimonio».
 

Cosa vuol dire?


«Vuol dire accettare orizzonti temporali differenti nella diversificazione del proprio patrimonio con una parte investita in ottica temporale di medio periodo, magari puntando maggiormente sulle obbligazioni, e un’altra più di lungo periodo costruita su attività più rischiose come quelle del mercato azionario. L’obiettivo di questa scomposizione è quello di diversificare anche la funzione d’utilizzo del proprio patrimonio e quindi investirne accettando proprio obiettivi diversi e orizzonti indipendenti».
 

La volatilità spaventa tutti.


«Sì ma bisogna saperla accettare. I prezzi oscillano da sempre per effetti esogeni, maanche endogeni. Negli anni, però, ho visto aumentare la consapevolezza dei nostri clienti».
 

Cosa è cambiato di più nelle vostre strategie?


«Da qualche anno, abbiamo una parte di clienti che chiedono investimenti sui mercati privati, sia di private equity che di private debt. E noi ci siamo attrezzati per aprire anche questo canale e lavoriamo con gestori specializzati che ci permettono di offrire questo servizio alla nostra clientela».
 

La diversificazione geografica resiste sempre?


«È molto cambiata. Nel mercato azionario l’approccio è molto più settoriale e la diversificazione geografica arriva dall’esposizione a certe aree del mondo delle società in cui si investe». [...]
 

Il rallentamento dell’economia è un problema?


«L’inflazione ha avuto un impatto sui fatturati, poi i rialzi furiosi dei tassi hanno fatto il resto. Per l’equity non è un momento semplice,ma nemmeno drammatico. Sugli utili le prospettive sono di crescita zero, non di riduzione. E poi c’è l’incognita della guerra, ormai sembra che le escalation siano programmate. E i mercati si sono un po’ assuefatti».
 

Il gas è ancora una preoccupazione?


«I prezzi sono esplosi in un momento in cui si doveva comprare a tutti i costi per ridurre la dipendenza dalla Russia, ora l’emergenza è rientrata».
 

Cosa le preoccupa?


«Le dinamiche demografiche non sono favorevoli e vi è minore capacità di generare risparmio partendo dai redditi. È una dinamica occidentale, accentuata in Italia, da contrastare con riforme economiche strutturali, che non sempre sono accettate. Gioverebbe un cambio di mentalità e cultura».

Intervista a
Andrea Rotti

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