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Massimo Gaudina
Commissione europea, Task-Force “Startups and Scaleups”

La nuova Bussola per la competitività punta a rilanciare la crescita del blocco comunitario e colmare il gap con i competitor globali. Sul tavolo numerose misure.

Innovazione, decarbonizzazione, autonomia strategica

Focus

Capitolo IA per l'Europa

La presidente von der Leyen ha recentemente annunciato InvestAI, una grande mobilitazione di investimenti pubblici e privati (200 miliardi di €) per la creazione di AI giga-factories specializzate nell’addestramento di “very large and complex AI models”.

Sono questi i punti cardinali della nuova Bussola per la competitività, la roadmap che guiderà la Commissione europea di Ursula von der Leyen nei prossimi cinque anni di navigazione.

Si tratta di questioni cruciali sia per garantire crescita economica e benessere dei nostri Paesi sia perché la geopolitica di questi tempi ci ricorda che la tecnologia ridefinisce continuamente le dinamiche della geo-economia, che a sua volta influenza fortemente la geo-politica e le relazioni internazionali. Ecco perché innovazione e competitività, autonomia strategica e commercio internazionale, materie prime e difesa sono tutti tasselli di un unico puzzle.
 

Cercasi accelerazione


Crescere e al tempo stesso decarbonizzare è possibile: negli ultimi trent’anni il PIL dell’Unione europea è cresciuto di oltre il 60%, mentre le emissioni di CO₂ sono calate di oltre il 30%. E questo è stato possibile anche grazie a innovazioni nel campo dell’energia, dei materiali, dei trasporti, etc. Il ruolo centrale dell’innovazione in questi ultimi anni si è ormai consolidato. Tuttavia, se l’Agenda europea dell’innovazione del 2022 ha rappresentato un primo tentativo di roadmap europea per le politiche di innovazione, sin qui ancora fortemente nazionali, le nuove sfide geopolitiche e tecnologiche costringono oggi l’Europa a un salto qualitativo e a un’accelerazione urgente, improcrastinabile, come sottolineato anche dal Rapporto di Mario Draghi. 

Il gap dell’innovazione rispetto ai nostri competitor globali è infatti cresciuto, così come quello della produttività: a fronte di investimenti e sovvenzioni che hanno massicciamente aiutato le imprese negli Stati Uniti (Inflation Reduction Act) e in molti Paesi asiatici, l’Europa ha continuato ad affrontare ostacoli di varia natura, come la  carenza di capitali di rischio, la frammentazione normativa o le due note “valli della morte”: il difficile passaggio dalla ricerca all’industria (“from lab to fab”) e le difficoltà che incontrano le startup quando vogliono espandersi in Europa e che spingono molte di loro a rilocalizzare negli USA. Infatti, come ricordato dal Rapporto Draghi, in Europa nascono ogni anno più startup che nel Paese nordamericano (circa 15.000 contro circa 13.700), ma quando si contano le scaleup o gli unicorni lo scenario globale cambia: solo l’8% si situa nella UE contro il 60% negli USA.
 

Le proposte della Commissione


La Bussola della competitività propone un ventaglio di misure per aggredire questi e altri ostacoli.

La prima area di intervento riguarda appunto le startup e le scaleup: si parte con una nuova strategia ad hoc che le aiuterà nella loro crescita, facilitando l’accesso ai capitali, rafforzando la cooperazione università-impresa e soprattutto proponendo per tutte le imprese innovative il cosiddetto “28° regime”, che potrà permettere di scavalcare gli ostacoli di ventisette regimi diversi anche in tema di diritto societario, fallimentare e fiscale. Uno European Innovation Act introdurrà ulteriori proposte legislative in tema di proprietà intellettuale, accesso alle infrastrutture e agli spazi di sperimentazione, mentre le norme sugli appalti pubblici saranno riviste – e anche questo potrebbe produrre effetti significativi – per facilitare la partecipazione di imprese innovative e per introdurre in settori critici la preferenza al Made in Europe.  

L’area dell’accesso ai capitali per l’innovazione si basa soprattutto sulla nuova Savings and Investment Union, che completerà l’Unione del mercato dei capitali e l’Unione bancaria. Gli obiettivi sono quello di convogliare gli ingenti risparmi privati europei (circa 300 miliardi di euro all’anno) in investimenti e progetti europei. Anche grazie all’apporto di investitori istituzionali e ad altre misure, ci si propone di aumentare investimenti in equity e capitale di rischio per rafforzare la solidità delle imprese innovative. Vi saranno anche nuovi meccanismi per finanziare tecnologie innovative e dirompenti (TechEU investment programme) e un rafforzamento dello European Innovation Council, che prevede già ora co-investimenti di risorse UE in imprese innovative selezionate attraverso l’EIC Fund.

Se gli investimenti privati beneficeranno di regole e meccanismi nuovi per iniettare risorse nell’innovazione Made in Europe, anche le risorse pubbliche dei Ventisette avranno un ruolo importante da giocare, per raggiungere il famoso obbiettivo del 3% complessivo di PIL da investire in ricerca e innovazione, che attualmente solo quattro Stati membri UE hanno raggiunto (essendo la media europea del 2,2%).

Un capitolo a parte merita ovviamente l’intelligenza artificiale. Anche qui la competizione globale è agguerrita, ma la Bussola annuncia un’ambiziosa strategia continentale con svariate iniziative di alto profilo: in primis, il progetto di AI factories, che permetterà a tutte le startup, i ricercatori e le imprese europee di accedere alla rete europea di supercomputer HPC per sviluppare e migliorare i loro modelli di IA. 

Si tratta di una sorta di “CERN dell’intelligenza artificiale”, con l’obiettivo di rendere possibile l’accesso a queste enormi opportunità a tutte le aziende europee, grandi e piccole. Oltre all’IA, la Commissione lancerà nel corso dell’anno nuove strategie e iniziative in altri due settori-chiave: le tecnologie quantistiche, con un apposito Quantum Technologies Act, e i dati, con una nuova strategia sui dati a supporto dell’IA.

Anche la bioeconomia, lo spazio e i materiali innovativi, considerati i nuovi motori della crescita economica, saranno oggetto di iniziative specifiche, così come le infrastrutture digitali (satelliti, 6G, cloud computing) che forniranno l’ossatura delle connessioni del Mercato unico. 

Se il primo pilastro della Bussola della competitività è dedicato all’innovazione, di cui abbiamo sin qui sintetizzato le principali iniziative, il secondo si occupa di decarbonizzazione e affronta il tema delle tecnologie pulite, del caro-energia e dell’economia circolare, anche attraverso un regime adattato di aiuti di Stato. Il terzo pilastro affronta invece i temi della sicurezza e dell’autonomia strategica, che comprende il settore della difesa, gli accordi e i partenariati internazionali e infine la gestione delle materie prime critiche.

A completamento di questo articolato insieme di misure, vanno poi ricordate altre condizioni abilitanti di natura orizzontale, che potranno positivamente impattare sia sull’innovazione delle imprese sia sugli investitori. 

La prima parola-chiave è “semplificazione”. Un concetto non nuovo, ma ora realmente tradotto in atti concreti, a partire dalla recente proposta di Direttiva Omnibus che riduce gli oneri amministrativi, di reporting e di due diligence soprattutto per le PMI. 

La seconda dimensione riguarda il capitale umano e le competenze, di cui l’Europa è per molti versi ricca, ma che richiede ulteriori azioni sia per ridurre lo skills gap tra domanda e offerta di profili professionali (per esempio, rafforzando le carriere STEM, il lifelong learning e la formazione professionale) sia per attirare in Europa talenti qualificati da Paesi terzi. Tutto questo è oggetto di una nuova Union of Skills che la Bruxelles ha appena presentato. 

Infine, la Bussola cita una futura riforma del bilancio pluriennale dell’UE (quello attuale termina nel 2027), più orientato a sostenere la competitività e le tecnologie anche attraverso la creazione di un Competitiveness Fund per il sostegno e il de-resking di investimenti privati, in modo complementare agli interventi già sostanziosi della Banca europea degli investimenti.

Per concludere, la gamma di strumenti che la Bussola della competitività introduce o annuncia prefigura quel salto qualitativo sempre più necessario citato in precedenza. Si tratta di un mix di nuove misure legislative, finanziarie e di policy. Si creano meccanismi di coordinamento tra Stati e di complementarietà tra livello nazionale e livello europeo.

Il mondo degli innovatori è in fermento positivo e si moltiplicano le iniziative e le proposte delle imprese e delle loro reti nazionali ed europee in questa fase di consultazione e di preparazione. Spetterà ora alle varie istituzioni coinvolte, a tutti i livelli, premere sull’acceleratore affinché tutto questo possa trasformarsi in economia reale in tempi brevi e permettere all’Europa di giocare la partita del futuro mettendo in campo tutto il suo potenziale. In modo da poter dire domani che non solo “Europe regulates” (il che non è un male di per sé: il Mercato unico fu creato con le famose 300 Direttive di Jacques Delors), ma che “Europe innovates and regulates”.

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