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Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale e i riflessi sui mercati finanziari.
Anche nel mese di novembre il trend favorevole delle borse internazionali è proseguito, con l’indice Standard&Poor’s che ha fatto registrare nuovi massimi assoluti proprio pochi giorni fa. I motivi sottostanti al trend di rialzo sono ancora una volta il comportamento favorevole delle banche centrali e un flusso di notizie favorevoli per quanto riguarda l’evoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina.
L’ingrediente che però manca, e che avevamo già sottolineato alcuni mesi fa, è una significativa svolta dei dati macroeconomici e micro. Infatti, anche nel mese di novembre, l’evidenza, sotto questo fronte, è stata alquanto mista. Abbiamo ancora un settore manifatturiero che si colloca in una fase di recessione, e con segnali a macchia di leopardo, di moderata ripresa, soprattutto negli Stati Uniti e negli emergenti, e poi abbiamo un settore dei servizi che ha tenuto di più durante tutta la parte prima parte dell’anno, ma che adesso sta mostrando qualche segnale di affaticamento, proprio perché continua la fase negativa nel settore manifatturiero, che si sta estendendo anche quello dei servizi.
Guardando più allo specifico le diverse aree, negli Stati Uniti abbiamo una buona tenuta del mercato occupazionale, anche a fronte di un calo degli investimenti. E proprio l’osservazione di queste due variabili potrà decidere quello che sarà lo scenario futuro per l’economia americana. Se le imprese limiteranno quello che si vede sul mercato occupazionale a non assumere nuovo personale, però senza evitare di fare noi dei licenziamenti, allora potremo dire che il peggio è passato, per quanto riguarda l’economia americana, e ci assesteremo sul sentiero di crescita, magari moderato rispetto ai trimestri precedenti, però sempre di crescita. Se invece incominceremo a vedere anche nelle statistiche dei licenziati un aumento di questa metrica, allora la situazione per lo scenario americano si farà più delicata.
Per quanto riguarda l’Europa, il malato in questo momento è la Germania, e purtroppo seguita in questa statistica negativa dall’Italia. Anche qui il settore manifatturiero e quello più esposto al commercio internazionale sono state le aree più penalizzate, mentre i servizi a domanda interna hanno retto. Quello che stiamo vedendo è una serie di statistiche prive di una direzione ben chiara. Sembra essersi arrestato il processo di deterioramento nella principale economia dell’area euro, e anche appunto nel settore manifatturiero, però non ci sono chiari segnali di una svolta verso il rialzo. Quello che si vede abbastanza nettamente è un supporto positivo dato dagli aggregati monetari, a seguito anche del nuovo piano di stimolo voluto dalla Banca Centrale Europea. Però tardano queste metri che a scaricarsi sull’economia reale, ed a vedere una chiara svolta verso l’alto delle produzioni.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, in Cina si deve fronteggiare una volontà di risollevare l’economia da quelli che sono gli effetti negativi della guerra commerciale con gli Stati Uniti, da un altro il bisogno impellente delle autorità cinesi che è quello di non sollevare un’altra bolla speculativa sul mercato immobiliare o su quello dell’investimento. Ecco perché quindi le misure di stimolo varate dalle autorità cinesi sono fatte col contagocce, e volte a fronteggiare il calo dell’attività produttiva senza anche qui imporre una decisa svolta verso l’alto agli indicatori di crescita.
Comunicazione di marketing. Il presente video è destinato esclusivamente a scopi informativi/ di marketing non sostituendosi al prospetto informativo o ad altri documenti legali di prodotti finanziari ivi eventualmente richiamati. Nel caso, si prega di consultare il prospetto dell’OICVM/documento informativo e il documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KID) prima di prendere una decisione finale di investimento che può essere effettuata solo previa valutazione dell’adeguatezza del servizio o dello strumento finanziario rispetto al profilo individuato con il questionario MiFID. Solo la versione più recente del prospetto, dei regolamenti, del Documento chiave per gli investitori, delle relazioni annuali e semestrali del fondo può essere utilizzata come base per decisioni di investimento. Il presente video non costituisce né un’offerta né una sollecitazione all’acquisto, alla sottoscrizione o alla vendita di prodotti o strumenti finanziari o una sollecitazione all’effettuazione di investimenti. Ersel ha verificato con la massima attenzione tutte le informazioni rappresentate nel presente video e compiuto sforzi per garantire che il contenuto di questo video sia basato su informazioni e dati ottenuti da fonti affidabili, ma non garantisce della loro esattezza e completezza non assumendosi alcuna responsabilità. Ersel non si assume alcuna responsabilità circa le informazioni, le proiezioni o le opinioni contenute nel presente video e non risponde dell'uso che terzi potrebbero fare di tali informazioni, né di eventuali perdite o danni che possano verificarsi in seguito a tale uso. Il presente video può fare riferimento alla performance passata degli investimenti: i rendimenti passati non sono indicativi di quelli attuali o futuri. Le indicazioni e i dati relativi agli strumenti finanziari, forniti dalla Società, non costituiscono necessariamente un indicatore delle future prospettive dell’investimento o disinvestimento. È vietata la riproduzione e/o la distribuzione del presente video, non espressamente autorizzata.
Intervista ad Alberto Cattaneo, del team delle gestioni patrimoniali Ersel, in merito allo scenario macroeconomico globale e i riflessi sui mercati finanziari.
Anche nel mese di novembre il trend favorevole delle borse internazionali è proseguito, con l’indice Standard&Poor’s che ha fatto registrare nuovi massimi assoluti proprio pochi giorni fa. I motivi sottostanti al trend di rialzo sono ancora una volta il comportamento favorevole delle banche centrali e un flusso di notizie favorevoli per quanto riguarda l’evoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina.
L’ingrediente che però manca, e che avevamo già sottolineato alcuni mesi fa, è una significativa svolta dei dati macroeconomici e micro. Infatti, anche nel mese di novembre, l’evidenza, sotto questo fronte, è stata alquanto mista. Abbiamo ancora un settore manifatturiero che si colloca in una fase di recessione, e con segnali a macchia di leopardo, di moderata ripresa, soprattutto negli Stati Uniti e negli emergenti, e poi abbiamo un settore dei servizi che ha tenuto di più durante tutta la parte prima parte dell’anno, ma che adesso sta mostrando qualche segnale di affaticamento, proprio perché continua la fase negativa nel settore manifatturiero, che si sta estendendo anche quello dei servizi.
Guardando più allo specifico le diverse aree, negli Stati Uniti abbiamo una buona tenuta del mercato occupazionale, anche a fronte di un calo degli investimenti. E proprio l’osservazione di queste due variabili potrà decidere quello che sarà lo scenario futuro per l’economia americana. Se le imprese limiteranno quello che si vede sul mercato occupazionale a non assumere nuovo personale, però senza evitare di fare noi dei licenziamenti, allora potremo dire che il peggio è passato, per quanto riguarda l’economia americana, e ci assesteremo sul sentiero di crescita, magari moderato rispetto ai trimestri precedenti, però sempre di crescita. Se invece incominceremo a vedere anche nelle statistiche dei licenziati un aumento di questa metrica, allora la situazione per lo scenario americano si farà più delicata.
Per quanto riguarda l’Europa, il malato in questo momento è la Germania, e purtroppo seguita in questa statistica negativa dall’Italia. Anche qui il settore manifatturiero e quello più esposto al commercio internazionale sono state le aree più penalizzate, mentre i servizi a domanda interna hanno retto. Quello che stiamo vedendo è una serie di statistiche prive di una direzione ben chiara. Sembra essersi arrestato il processo di deterioramento nella principale economia dell’area euro, e anche appunto nel settore manifatturiero, però non ci sono chiari segnali di una svolta verso il rialzo. Quello che si vede abbastanza nettamente è un supporto positivo dato dagli aggregati monetari, a seguito anche del nuovo piano di stimolo voluto dalla Banca Centrale Europea. Però tardano queste metri che a scaricarsi sull’economia reale, ed a vedere una chiara svolta verso l’alto delle produzioni.
Per quanto riguarda i mercati emergenti, in Cina si deve fronteggiare una volontà di risollevare l’economia da quelli che sono gli effetti negativi della guerra commerciale con gli Stati Uniti, da un altro il bisogno impellente delle autorità cinesi che è quello di non sollevare un’altra bolla speculativa sul mercato immobiliare o su quello dell’investimento. Ecco perché quindi le misure di stimolo varate dalle autorità cinesi sono fatte col contagocce, e volte a fronteggiare il calo dell’attività produttiva senza anche qui imporre una decisa svolta verso l’alto agli indicatori di crescita.
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