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Gli investitori si preparano alla pausa estiva accompagnati da una raffica di notizie positive che hanno rasserenato il clima sui mercati, anche se non sono del tutto fugati i timori che il sereno possa lasciar spazio alle nuvole.
Le ultime settimane sono state dense di eventi che hanno sostenuto le Borse spingendole ancor più verso l’alto dopo il forte recupero che ha caratterizzato i primi sei mesi dell’anno. Piazza
Affari, in particolare, ha beneficiato della notizia sullo stop dell’avvio alla procedura di infrazione Ue sull’Italia. Lo scampato pericolo ha spinto lo spread Btp-Bund intorno a quota 200, un livello che non si vedeva dal maggio 2018.
L’elenco di notizie favorevoli che si sono susseguite nelle ultime settimane è lungo.In primo piano c’è sicuramente la nomina di Christine Lagarde al vertice della Banca centrale europea (Bce) così come i segnali di distensione nella disputa sui dazi tra Usa e Cina, che sono arrivati dal G20 a Osaka durante l’incontro tra Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping. La tregua fa pensare che sia stata scongiurata la temuta escalation che aveva fatto tremare le Borse nei mesi passati. Nel susseguirsi di avvenimenti, a dominare la scena sono state ancora una volta le Banche centrali. In Europa l’arrivo di Christine Lagarde, in continuità con la gestione Draghi, ha rinforzato la prospettiva di un’ulteriore estensione delle politiche monetarie ultra-accomodanti. Gli operatori hanno apprezzato la nomina e ora l’attenzione è già rivolta a quello che potrà fare il nuovo Presidente della Bce.
Secondo Morgan Stanley, la Banca centrale europea potrebbe riprendere ad acquistare titoli per circa 45 miliardi di euro al mese. L’annuncio potrebbe arrivare già a settembre, dopo la pausa dell’estate, mentre il via sarebbe posticipato al quarto trimestre dell’anno. Nel caso l’avvio fosse comunicato più avanti, gli acquisti potrebbero iniziare nel primo trimestre 2020. Non è detto però che il secondo Qe sia la cura di tutti i mali. Per Morgan Stanley il nuovo programma non risolleverà il Pil dell’Eurozona per più dello 0,1-0,2% nei prossimi due anni e avrà un impatto trascurabile sull’inflazione core, cioè al netto di alimentari e prodotti dell’energia.
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