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Le discussioni sul clima hanno dominato la scena globale in quest’ultima parte di settembre. La lotta ai cambiamenti climatici è ripartita dal summit dell’Onu a New York dove 66 Paesi, 102 città e 93 imprese si sono impegnati a raggiungere zero emissioni entro il 2050.

La temperatura in portafoglio

Focus

Il messaggio di Mario Draghi

I margini per fronteggiare una nuova crisi ci sono. In questa fase, uno stimolo fiscale da parte dei governi potrebbe imprimere la svolta in Europa.

Mentre i governi, dagli Usa all’Europa passando per la Russia, si preparano a varare provvedimenti per la lotta al surriscaldamento del pianeta, un altro tipo di clima, quello economico, sta turbando il panorama. Anche su questo fronte le attese sono grandi e il timore maggiore è che l’economia del mondo stia, piano piano, scivolando verso una nuova «era glaciale». Da mesi, l’attenzione su questo tipo di temperatura è alta, in particolar modo per quel che riguarda l’area europea. Il rallentamento dell’economia tedesca, con il Pil sceso sotto zero nel secondo trimestre (-0,1%), ha messo in allarme gli operatori.

Lo sguardo è sui prossimi dati. Per ora, le previsioni non indicano un peggioramento del quadro in Europa ma denotano piuttosto una stabilizzazione in corso. Occorrerà però monitorare i prossimi numeri che arriveranno dalle aziende e in particolare da quelle tedesche. A soffrire è soprattutto il settore manifatturiero che sta pagando il conto più salato nella disputa commerciale in corso da più di un anno tra Usa e Cina.

I margini per fronteggiare una nuova crisi ci sono. In questa fase, uno stimolo fiscale da parte dei governi potrebbe imprimere la svolta in Europa. E’ stato il messaggio lanciato anche da Mario Draghi, Presidente uscente della Banca centrale europea, nel suo ultimo discorso di fine settembre a Francoforte. In questo, la Germania è l’unico Paese ad avere uno spazio di bilancio tale da incidere sull’aggregato e una manovra tedesca da 50 miliardi di euro si trasformerebbe in un nuovo bazooka con un impatto sul Pil europeo dello 0,5%. A Berlino tuttavia sembra prevalere un orientamento più incline alla reattività e poco propenso ad anticipare gli eventi.

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Ersel