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Intervista a Carlo Bodo, Responsabile Team Obbligazionario Ersel, con un approfondimento su obbligazioni e mercati valutari.
Il mese di giugno e questa prima parte del mese di luglio sono stati caratterizzati dalla ripresa degli asset di rischio. Sia l’equity sia il credito hanno performato decisamente bene, principalmente per due motivi. In primis, sicuramente l’intervento da parte delle banche centrali a sostegno del ciclo; in secondo luogo, a fine giugno il G20, ha un po' rassicurato sulla sulla questione della trade war tra Stati Uniti e Cina, con delle reciproche concessioni, anche se effettivamente un vero e proprio accordo tra le parti non è ancora stato preso.
In ogni caso questo clima di minore incertezza, sommato a un intervento forte da parte della Fed ha rasserenato il mercato. La Fed, in sostanza, ha fatto capire a più riprese che è disposta a fare una sorta di espansione monetaria stile ’95-’98, a sostegno dell’economia, una sorta di assicurazione preventiva del ciclo, creando un cuscinetto al ciclo economico per assorbire una momentanea debolezza della congiuntura globale, e permettere eventualmente all’economia di ripartire dopo un certo numero di mesi di sostanziale rallentamento. Gli esempi non mancano. Aveva funzionato sul finire degli anni ’90, un paio di volte, questo tipo di meccanismo. Il mercato ci sta scommettendo; ha già scontato nella curva dei tassi americani circa 100 basis point di taglio dei tassi, quindi un intervento importante. Probabilmente il primo taglio si avrà già quest’estate. Probabilmente la Fed non si fermerà qui, e chiaramente questo tipo di stimolo dovrebbe essere la base soprattutto per ricreare un po' di sostegno anche all’inflazione, che è il vero assente di quest’ultima parte del ciclo economico. La forza degli asset di rischio che si è vista in questo mese è stata sicuramente ben distribuita.
Abbiamo visto sia il credito nella sua declinazione meno rischiosa, l’investment grade, sia il credito high yield, performare molto bene sul mercato. Ugualmente anche gli emergenti, sia nella loro declinazione local currency, sia nella declinazione in divisa forte, hanno fatto molto bene. L’indice JP Morgan MB Global, che è il riferimento di questo tipo di mercato, ha stretto di circa 40 basis point, che sono veramente molti però il movimento più grosso, più forte, si è visto sui tassi, che sono ovviamente il vero ed il primo barometro di di quella che è la politica monetaria delle banche centrali.
Il decennale americano è arrivato a scambiare intorno al 2 per cento di rendimento, livello che non toccava dal 2016, e il decennale tedesco è addirittura arrivato a livello del depo della banca centrale europea, meno 0,40 per cento. Sul mercato valutario continuiamo a riscontrare una certa stabilità dell’eurodollaro, preso tra due forze, da un lato la Fed e dall’altro la Banca Centrale Europea, che comunque probabilmente non starà a guardare in questa fase di quantitative easing della banca centrale americana, e quindi si sono mosse un po’ le divise di riserva tipiche, come il franco svizzero e lo yen, così come si è mosso anche l’oro, in maniera abbastanza importante, vista la forte incertezza di questi ultimi mesi.
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Intervista a Carlo Bodo, Responsabile Team Obbligazionario Ersel, con un approfondimento su obbligazioni e mercati valutari.
Il mese di giugno e questa prima parte del mese di luglio sono stati caratterizzati dalla ripresa degli asset di rischio. Sia l’equity sia il credito hanno performato decisamente bene, principalmente per due motivi. In primis, sicuramente l’intervento da parte delle banche centrali a sostegno del ciclo; in secondo luogo, a fine giugno il G20, ha un po' rassicurato sulla sulla questione della trade war tra Stati Uniti e Cina, con delle reciproche concessioni, anche se effettivamente un vero e proprio accordo tra le parti non è ancora stato preso.
In ogni caso questo clima di minore incertezza, sommato a un intervento forte da parte della Fed ha rasserenato il mercato. La Fed, in sostanza, ha fatto capire a più riprese che è disposta a fare una sorta di espansione monetaria stile ’95-’98, a sostegno dell’economia, una sorta di assicurazione preventiva del ciclo, creando un cuscinetto al ciclo economico per assorbire una momentanea debolezza della congiuntura globale, e permettere eventualmente all’economia di ripartire dopo un certo numero di mesi di sostanziale rallentamento. Gli esempi non mancano. Aveva funzionato sul finire degli anni ’90, un paio di volte, questo tipo di meccanismo. Il mercato ci sta scommettendo; ha già scontato nella curva dei tassi americani circa 100 basis point di taglio dei tassi, quindi un intervento importante. Probabilmente il primo taglio si avrà già quest’estate. Probabilmente la Fed non si fermerà qui, e chiaramente questo tipo di stimolo dovrebbe essere la base soprattutto per ricreare un po' di sostegno anche all’inflazione, che è il vero assente di quest’ultima parte del ciclo economico. La forza degli asset di rischio che si è vista in questo mese è stata sicuramente ben distribuita.
Abbiamo visto sia il credito nella sua declinazione meno rischiosa, l’investment grade, sia il credito high yield, performare molto bene sul mercato. Ugualmente anche gli emergenti, sia nella loro declinazione local currency, sia nella declinazione in divisa forte, hanno fatto molto bene. L’indice JP Morgan MB Global, che è il riferimento di questo tipo di mercato, ha stretto di circa 40 basis point, che sono veramente molti però il movimento più grosso, più forte, si è visto sui tassi, che sono ovviamente il vero ed il primo barometro di di quella che è la politica monetaria delle banche centrali.
Il decennale americano è arrivato a scambiare intorno al 2 per cento di rendimento, livello che non toccava dal 2016, e il decennale tedesco è addirittura arrivato a livello del depo della banca centrale europea, meno 0,40 per cento. Sul mercato valutario continuiamo a riscontrare una certa stabilità dell’eurodollaro, preso tra due forze, da un lato la Fed e dall’altro la Banca Centrale Europea, che comunque probabilmente non starà a guardare in questa fase di quantitative easing della banca centrale americana, e quindi si sono mosse un po’ le divise di riserva tipiche, come il franco svizzero e lo yen, così come si è mosso anche l’oro, in maniera abbastanza importante, vista la forte incertezza di questi ultimi mesi.
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