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La pausa estiva è sempre motivo di allerta per operatori e investitori. Negli ultimi tempi i mesi più caldi dell’anno sono stati tutt’altro che un’occasione di riposo per le Borse. Solo per fare qualche esempio, la crisi dei subprime del 2008 ha mandato all’aria le ferie di molti money manager in tutto il mondo. Altrettanto è successo nel 2011 con i guai sui debiti sovrani.

Tapering al centro dell’attenzione

Focus

Il tapering

Per tapering si intende il graduale rallentamento negli acquisti mensili di bond sui mercati. La misura straordinaria è stata lanciata nel 2020 come risposta alla crisi provocata dalla pandemia.

Quest’anno, a tenere alta l’attenzione saranno le Banche centrali e la discussione su un possibile avvio del «tapering». Adesso il timore è che la Fed, la Banca centrale Usa, possa iniziare a muoversi verso una restrizione di questi acquisti. Di fatto, il passo rappresenterebbe l’avvicinamento all’inizio di un cambio di rotta nella politica monetaria ultra-accomodante della Fed.

La stessa mossa potrebbe poi arrivare anche dalla Banca centrale europea (Bce) che tradizionalmente si muove sempre in ritardo rispetto a quella statunitense. L’attenzione è alta e terrà banco nei mesi dell’estate. La gran parte degli economisti vede però come remota l’ipotesi di un tapering già dietro l’angolo e pensa che un rialzo dei tassi sia ancora lontano, un paio di anni almeno. Nonostante i tempi lunghi, i timori rimangono e nelle passate settimane hanno portato a forti fibrillazioni sui mercati finanziari, in particolare in ambito obbligazionario e valutario. A creare nervosismo è bastata la segnalazione da parte della Fed di un avvio del dibattito sul tema.

Nonostante le tensioni, le Borse non si sono fatte mancare nuovi record: il Nasdaq, il listino tech americano, si è arrampicato su nuovi massimi di sempre e molte altre grandi piazze finanziarie sono vicine a nuovi livelli da primato. Il buon andamento è un segno del clima favorevole del momento. A fornire linfa a questa fase di ottimismo sono i progressi sul fronte della pandemia così come i buoni segnali in arrivo dall’economia che via via ricomincia a ritrovare ritmo. La graduale riapertura fa ripartire i consumi e le industrie viaggiano di nuovo a pieno regime o quasi. L’andamento è propizio e nei prossimi trimestri si prospetta altrettanto favorevole.

Negli Usa negli ultimi mesi la crescita è stata vivace e le previsioni sono di un Pil a fine anno vicino a un +7%. Si tratta di un dato che è ben al di sopra della media degli anni passati e dunque non sorprende che la Fed possa iniziare a pensare di mettere in programma un freno. Anche se non sono attese dichiarazioni esplicite nell’immediato, nel corso delle prossime settimane potrebbero comunque prendere maggiore forma quelle che saranno le linee future della politica monetaria Usa.

Al centro della scena ci saranno i meeting in calendario per il mese di luglio e soprattutto il rituale incontro dei banchieri centrali a Jackson Hole, a fine agosto. Gli investitori peseranno attentamente ogni singola parola pronunciata durante il simposio per capire tempi e piani futuri. È un passaggio che richiederà molto equilibrio però. A tal proposito, molti operatori ricordano ancora con un brivido quanto accadde nella primavera del 2013. All’epoca, la Federal Reserve di Ben Bernanke di punto in bianco fece sapere che era pronta a tagliare gli acquisti di obbligazioni.

Le parole di allora, che oggi sono riconosciute come un incidente di comunicazione, furono accolte con forti vendite sui mercati azionari e con un balzo del rendimento dei titoli di Stato Usa dal 2% a quasi il 3% in poche settimane. Non c’è quindi da stupirsi se ancora oggi molti investitori reagiscono con un balzo sulla sedia alla parola tapering. La Fed però dovrebbe aver ben imparato la lezione dal passato. Ad ogni modo, le dichiarazioni del 2013 arrivarono a sorpresa sui mercati, oggi invece gli investitori sono da tempo in attesa di questo passaggio e lo vedono avvicinarsi a passi piccoli e misurati, sia in termini di comunicazione, sia di attuazione.

In questo senso, il presidente della Fed Jerome Powell ha più volte rassicurato le Borse. Nel suo recente intervento al Congresso Usa ha ribadito ancora una volta che la Banca centrale sarà «paziente». I custodi della politica monetaria americana, prima di stabilire la nuova rotta vorranno però vedere anche un’ulteriore ripresa dell’occupazione. Finora i dati hanno sempre spostato più in là nel tempo le ipotesi della Fed. Per poter dire di essere tornati ai livelli pre-crisi mancano ancora 8 milioni di posti di lavoro. Nel mese di maggio il tasso di disoccupazione si è collocato a un livello del 5,8%, che è ancora distante dal 3,5% del gennaio 2020. Ci vorrà ancora qualche mese perché il contesto si stabilizzi. In ogni caso dovranno passare prima i mesi dell’estate. L’autunno è ancora lontano ma sotto l’ombrellone le antenne dei mercati resteranno comunque sempre sintonizzate sulle parole della Fed.

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