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La messa in discussione dell’eccezionalismo americano è un evento profondamente trasformativo in termini di asset allocation. Ne parla Giorgio Bensa, Direttore Investimenti Ersel Asset Management, a FundsPeople.
Nel momento in cui è la stessa amministrazione USA a mettere in discussione le basi di un ordine che, negli ultimi decenni, aveva determinato le costanti da affiancare alle variabili dei mercati, gli esperti si rivolgono ad altre geografie. E ad altri attivi. E mentre la possibilità di una recessione “pesante” non è in cima alla lista delle preoccupazioni, i CIO e i Direttori Investimenti interpellati da FundsPeople affrontano il passaggio con una gestione del rischio “più attiva” e posizionamenti, in molti casi, più costruttivi.
Nella view di Giorgio Bensa, Direttore Investimenti di Ersel AM, le incertezze legate alle scelte dell’amministrazione statunitense hanno generato “una fase di mercato molto complessa”. Bensa ritiene che queste potranno avere “impatti di lungo periodo sulle dinamiche economiche e finanziarie, e sarà quindi fondamentale diversificare e bilanciare in modo appropriato i portafogli”.
Da qui, in fase di asset allocation, il principale cambiamento riguarda appunto l’esposizione agli Stati Uniti “con una riduzione su valuta e titoli di Stato e, in misura minore, sui mercati azionari: bisogna infatti rimettere in discussione e nella giusta prospettiva l’’eccezionalismo americano’ che aveva determinato una generale overperformance degli attivi finanziari del Paese rispetto alle altre aree geografiche e una forte sovra-rappresentazione all’interno dei portafogli”.
L’esperto non teme, tuttavia, una pesante recessione per l’economia globale, “nonostante i vuoti d’aria che ha dovuto affrontare in questa prima parte dell’anno, grazie a una situazione di partenza piuttosto buona e senza squilibri significativi per quanto riguarda la posizione finanziaria di famiglie e imprese”. Nella visione
del direttore investimenti “alcuni dei rischi più significativi continueranno a essere legati alle scelte in termini di politica economica da parte dell’amministrazione americana e agli impatti che potranno avere a livello globale”. In ogni caso, “si tratta di eventi difficilmente modellizzabili, che affrontiamo mantenendo un’impostazione moderatamente prudente rispetto a un pieno utilizzo dei budget di rischio”. [...]
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