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Il contesto complessivo nel periodo di riferimento, non solo per gli USA, è quello di dati sulla crescita in linea se non al di sotto delle aspettative (uniche eccezioni un paio di statistiche europee e italiane e i dati giapponesi), inflazione in moderazione e ampio supporto delle banche centrali.

Quadro Macro

Stati Uniti

I dati sul PIL, anche se al di sotto delle attese a causa di una contrazione della spesa pubblica di entità straordinaria, sono risultati in linea con le statistiche pubblicate in precedenza. Consumi, investimenti ed edilizia sono cresciuti a tassi ragguardevoli, come indicato dai dati mensili. Queste statistiche a più alta frequenza sono risultate in moderazione nelle ultime settimane per effetto soprattutto del fiscal cliff. Il quadro però non appare preoccupante in quanto, come mostrano anche i dati sul mercato del lavoro, una certa forza di fondo l’economia americana sembra comunque mantenerla. Inoltre la FED si è dimostrata pronta a modificare il ritmo di acquisto di titoli sul mercato aperto non solo nel caso di un miglioramento del contesto macro, ma anche in risposta ad un peggioramento delle prospettive di crescita e inflazione. 
 

Area Euro

Come da attese di consenso la BCE ha ridotto di 25 punti base il costo del denaro, portando il tasso di riferimento allo 0,5%. Ciò che però ha attirato l’attenzione dei mercati e dei commentatori è stato il tono costruttivo assunto dal governatore Draghi durante la conferenza stampa. Su una pluralità di fronti, infatti, il banchiere centrale italiano è stato possibilista, indicando ai mercati l’idea che la BCE non intenda precludersi alcuna strada nell’impostare l’operato per i mesi futuri. Sul fronte dell’allentamento monetario non è stata esclusa la possibilità di un’ulteriore riduzione del costo del denaro, dato lo scenario di crescita e inflazione ipotizzato dalla BCE, e vista la volontà di alcuni membri del comitato di ridurre già in maggio i tassi di 50 centesimi. Inoltre la BCE sembra aperta anche all’idea di portare in negativo il tasso sui depositi, (cioè far pagare alle banche un costo per poter parcheggiare la propria liquidità presso l’istituto di emissione), anche se vi è una qualche apprensione per gli effetti non intenzionali che questo potrebbe produrre (in altre realtà le banche hanno reagito aumentando il costo del denaro alla clientela). Sul fronte non convenzionale la facoltà di accesso illimitato alla liquidità è stata estesa fino al secondo trimestre del 2014, facendo notare come le banche non possano certo imputare alla mancanza di liquidità il loro atteggiamento restrittivo nell’erogazione del credito. I problemi sono altri e vanno dall’avversione al rischio dei banchieri alla scarsa dotazione di capitale per assorbire eventuali perdite. Infine, anche per quanto riguarda il tema delle misure per contrastare la stretta creditizia, la BCE si è detta aperta a ogni iniziativa, anche in collaborazione con altre istituzioni europee (EIB), rimarcando però che lo studio delle possibili misure è alle fasi preliminari e che quindi azioni concrete non sono attuabili in tempi brevi. Su questo fronte la strada maestra perseguita dagli USA è stata l’acquisto a mercato aperto da parte della FED di prestiti cartolarizzati. In Europa, data la preponderanza del canale bancario questo approccio è più difficile; di qui le necessità incontrate dalla BCE per attuare iniziative efficaci. 


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