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Inflazione, guerra, crisi energetica: il 2022 è stato un anno molto complicato per l’economia e per i mercati finanziari. 

Timidi segnali positivi

Focus

Inflazione sotto la lente

L’andamento dei prezzi al consumo è monitorato da vicino dalle Banche centrali che devono decidere ulteriori temuti rialzi del costo del denaro. Bce ha preannunciato grandi aumenti sia a febbraio che a marzo in quello che si annuncia come il ciclo di inasprimento delle politiche monetarie più aggressivo della storia della Banca.

Gli sguardi sono adesso tutti rivolti al 2023, nella speranza che le prospettive si rivelino più favorevoli. Che cosa accadrà? Le variabili in gioco sono tante, difficile capire cosa c’è all’orizzonte. Ne sono prova gli outlook di fine anno elaborati dalle grandi banche di tutto il mondo. Nelle previsioni diffuse a dicembre, gli esperti hanno tentato di abbozzare gli scenari futuri. Questa volta, visto il momento particolarmente difficile, nelle analisi hanno trovato particolare spazio le considerazioni sui rischi più temuti, filo conduttore per l’interpretazione dei prossimi mesi. 

In cima alla classifica degli esperti domina infatti il timore dell’arrivo di una recessione economica globale. Lo spettro di una forte frenata aleggia soprattutto sull’Europa che è più esposta al caro energia e alla crisi in Ucraina. Nonostante la preoccupazione per la possibile frenata globale sia condivisa da tutti gli analisti, non è però ancora chiaro se la contrazione si esprimerà in un «atterraggio duro» oppure se al contrario si rivelerà un «soft landing» che farà flettere di poco l’economia. Su questo gli esperti sono divisi. C’è però una novità: il deciso recupero delle Borse delle ultime settimane e i dati macro sorprendentemente migliori delle attese hanno offerto spunti di maggior ottimismo tanto che il Commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni si è spinto a parlare di una recessione «dolce» in Europa e meno profonda di quanto temuto solo fino a pochi mesi fa.

Per il 2022 la Commissione ha una previsione finale del 3,2% che dovrebbe rallentare allo 0,3% nel 2023. Al maggior ottimismo contribuiscono anche altre novità recenti come quelle arrivate dalla Cina dove il governo di Pechino ha deciso di abbandonare le politiche Zero-Covid. L’idea è che le riaperture e il progressivo ritorno alla vita possano ridare, nel corso dei mesi, un forte slancio ai consumi e alle imprese asiatiche. In questo modo il motore cinese potrebbe tornare di nuovo a girare a pieno ritmo con effetti su tutto il globo. Resta tuttavia in primo piano il pericolo di un nuovo acuirsi dei contagi nel Paese e quindi di nuovi freni. A trainare l’economia globale saranno anche gli Stati Uniti. Il Paese può ancora evitare una recessione, che comunque nelle attese è stimata di lieve entità. Il quadro è in divenire. Per capire la direzione dell’economia, nei prossimi mesi gli occhi saranno puntati sui nuovi dati dal mondo macroeconomico e dalle aziende. 

In questo contesto, l’inflazione sarà ancora una volta l’osservato speciale. Nel Vecchio continente gli ultimi dati sono però confortanti: a dicembre l’inflazione è rallentata al 9,2% dal 10,1%. É vero che la gran parte del ribasso è legata al calo dei prezzi dell’energia e in particolare del gas naturale. Il calo potrebbe comunque allentare la pressione sulla Banca centrale europea (Bce) che lo scorso anno ha alzato i tassi di un totale di 2,5 punti percentuali, rispecchiando altre Banche centrali globali, anche se con un certo ritardo. Le incertezze sono tante. I problemi dell’Europa non sono ancora finiti, anche considerato il perdurare del conflitto in Ucraina e possibili fiammate future dei prezzi dell’energia ma le prospettive globali sembrano però in miglioramento. Passo dopo passo si notano segnali positivi. Certo è che l’anno che ci attende riserverà sicuramente molte altre sorprese. Siamo solo all’inizio di un nuovo lungo cammino, la prudenza come sempre dovrà restare in primo piano. 

Sul tema inflazione ascolta anche il nostro podcast dell'ufficio advisory.

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