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Settimana ricca di statistiche macro il cui esito conferma da un lato che il rallentamento di Q1 è attribuibile in buona parte all’effetto maltempo, dall’altro che il rimbalzo visibile nelle più recenti statistiche di sentiment, ma anche di economia reale, non è stato tale da compensare interamente (almeno per il momento) la caduta di attività dei mesi precedenti.

Quadro Macro

Stati Uniti

Il consenso, a nostro avviso ragionevolmente, ipotizza che il recupero sia pieno, e che quindi i dati sulla crescita di prossima pubblicazione proseguano con un trend favorevole. La settimana ha visto la pubblicazione delle statistiche sui profitti di contabilità nazionale. La scomposizione dei dati mostra che l’incremento dei profitti (in linea con quello degli EPS) è stato quasi interamente trainato dall’effetto volumi, in quanto la marginalità, come mostra il grafico sopra riportato, è orami stabile da qualche trimestre. Tale dato è perfettamente in linea con quanto si evince dalla statistiche del PIL di Q4, dove le vendite finali hanno fatto registrare un progresso del 2,7% (QoQ Ann), vicine a quel 3% verso cui dovrebbe accelerare l’economia USA dopo il rallentamento indotto dal mal tempo che vedremo in Q1. 

Area Euro

Ennesima conferma da parte dei sondaggi anticipatori del proseguimento della fase di ripresa in atto, con estensione anche al settore domestico. Ciò lo si evince dal miglioramento della fiducia dei consumatori ed in particolare per quanto riguarda la componente legata al mercato occupazionale (si veda grafico sopra riportato). Tra le varie domande del sondaggio vi è anche una batteria di quesititi sull’andamento dei prezzi, il cui esito nel mese è stato ancora in direzione di un raffreddamento dell’inflazione. Sulla base dell’analisi statistica e dato l’anticipo temporale che queste rilevazioni sondaggistiche hanno poi sui prezzi è possibile supporre che per fine anno l’inflazione core sia ancora sui livelli attuali dell’1%, molto al disotto del target della BCE, ma in linea con le sue previsioni dello scorso febbraio, che ipotizzavano una headline all’1% per il 2014 e una progressione all’1,3% e 1,5% per il 2015 e 2016. Quindi nulla che dovrebbe modificare la strategia attendista in materia di politica monetaria da parte di Francoforte.


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