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In settimana l’esito delle statistiche economiche è risultato nel complesso al di sotto delle attese, sia per quanto riguarda gli indicatori di sentiment (preliminare PMI e fiducia dei consumatori) che per i numeri di economia reale (ordinativi di beni durevolei e redditi/consumi delle famiglie).

Quadro Macro

Stati Uniti

La distanza tra indicatori di fiducie ed economia reale continua a persistere, senza che in settimana vi sia stato un progresso di questi ultimi veso i primi. Anzi, visto il modesto arretramento di alcuni anticipatori, alcune case di investimento (Barclays e HSBC in settimana) ipotizzano una accelerazione dell’economia tra il 2013 ed il 2014 molto contenuta, anche a causa delle rinnovate tensioni sul fronte della politica di bilancio. Il primo ottobre inizierà il nuovo anno fiscale senza che sia stato raggiunto un accordo sul nuovo budget, o su una continuazione delle politiche esistenti (continuing resolution). Poco dopo il Tesoro raggiungerà il limite massimo di indebitamanto consentito (Debt Ceiling); anche qui non vi è accordo tra Democratici e repubblicani su come superare il problema. Il rischio di una chiusura di alcune attività governative per qualche giorno o settimana è reale, anche se il consenso degli analisti è orientato per un accordo tampone dell’ultimo minuto. Le conseguenze sulla fiducia si potrebbro però far sentire tanto da avere un impatto sulle decisioni di spesa ed investimento. E’ anche per questo motivo che alcuni analisti ipotizzano un “tapering” della FED rimandato al primo trimestre del prossimo anno, anziché a dicembre come previsto dal consenso.
 

Area Euro

Continua il momentum positivo degli indicatori anticipatori europei, ed in particolare di quelli italiani, che partono però da livelli decisamente più bassi degli altri partner europei. Tutto quindi procede come da scenario sia per quanto riguarda l’aggregato che il nostro paese. Come fatto osservare recentemente anche da un autorevole osservatore come Martin Wolf del Financial Times, a causa della recessione l’area euro si è trasformata in una grossa Germania, ovverosia in un’area economica caratterizzata da un ragguardevole surplus delle partite correnti. Questo oltre ad essere un potente sostegno alla valuta (350 mld di Euro il movimento delle partite correnti dal punto di massimo deficit dei PIGS ad oggi) è lo specchio del significativo divario generatosi tra risparmio interno (comprensivo dei deficit pubblici) e gli investimenti. Cioè l’area euro nel suo complesso in questo momento ha dei risparmi disponibili che potrebbero andare a sostenere gli investimenti qualora i livelli di fiducia degli imprenditori dovessero ulteriormente salire. Questo non vuole dire che ci attendiamo una significativa accelerazione degli invetimenti data la bassa visibilità della domanda, ma che le imprese europee possono attingere all’interno dell’aggregato parte delle risorse per sostenere gli investimenti. 


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