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L’esito delle elezione americane è risultato quello a cui i commentatori economici avevano attributo il numero maggiore di probabilità. Per l’Esecutivo rinnovo del mandato ad Obama e per il Legislativo bilanciamento di potere tra Democratici (vincitori al Senato) e Repubblicani (vincitori alla Camera).

Quadro Macro

Stati Uniti

Il problema del “fiscal cliff” dovrà quindi essere affrontato in maniera congiunta tra i due partiti. Tre i possibili esiti: o 1) le parti non trovano un accordo, scattano i tagli automatici al bilancio e molto verosimilmente l’economia americana torna in recessione. 2) Viene raggiunto un compromesso al ribasso che “grazia” l’economia USA per cui si evitano una parte dei tagli prorogando la durata degli stimoli in scadenza. Il problema viene quindi rinviato di 6 mesi – 1 anno e non si impostano misure in grado di aggredire i problemi strutturali del bilancio come la spesa sanitaria. 3) Viene raggiunto un compromesso su come evitare l’impatto sul 2013 del “fiscal cliff”, ma vengono anche rassicurati mercati e agenzie di rating circa le prospettive di lungo termine del debito pubblico USA. Il consenso sui mercati è per un accordo tra le parti che eviti la recessione nel 2013, ma che non affronti in maniera definitiva i problemi strutturali. Nelle due tabelle sotto riportate mostriamo le ipotesi di Pictet e UBS riguardo a quale sarà l’esito dell’accordo. Un primo segnale su come il presidente intenderà affrontare il tema verrà dalla nomina del nuovo segretario al Tesoro dopo le dimissioni già annunciate di Geithner. Qualora venisse nominato Erskine Bowles, persona di alto profilo e con idee personali su come affrontare globalmente i problemi del bilancio pubblico USA si tratterebbe di un segnale che l’amministrazione Obama intende guidare i negoziati, con una partecipazione attiva ma bipartisan. Viceversa nomine di più basso profilo lascerebbero intendere una maggiore delega da parte dell’Esecutivo alla capacità del Congresso di trovare un compromesso. In tutto questo contesto la politica monetaria rimane lo strumento meno soggetto a vincoli nelle mani dei policymakers per fronteggiare la debolezza del ciclo economico dato che Obama a differenza di Romney non sembra intenzionato a mutare l’approccio fino ad ora seguito dalla FED. 
 

Area Euro

Dall’analisi congiunturale giungono segnali che lo scostamento verificatosi tra sondaggi anticipatori e economia reale nel terzo trimestre si stia ricomponendo, con un peggioramento delle statistiche di produzione industriale che così si avvicinerebbero maggiormente a quanto suggerito dagli indicatori anticipatori. Si veda ad esempio la dinamica della produzione di auto in Germania nel grafico sopra riportato. Quindi continuano ad essere assenti segnali di una svolta nel PIL europeo, con la possibilità che la sorpresa positiva sulla crescita in Q3 venga poi compensata da un peggioramento in Q4. Scenario che la BCE nella riunione di politica monetaria di questa settimana sembra sottoscrivere. A differenza degli USA l’area euro sta subendo ancora gli effetti di una stretta sul credito, in questo momento guidata più dalle aspettative negative sul ciclo economico che dalle difficoltà di finanziamento degli istituti bancari. Tutto ciò che fino ad ora è stato detto a livello aggregato vale anche per il contesto italiano, con il settore delle esportazioni unico effetto mitigante di una recessione che abbraccia le altri componenti della domanda.


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