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I dati pubblicati questa settimana sono verosimilmente ancora influenzati dall’effetto dell’uragano Sandy, di natura più transitoria, e dal tema del fiscal cliff, che ci accompagnerà ancora per qualche mese.

Quadro Macro

Stati Uniti

Difficile quindi estrarre il “segnale” dal “noise” a esempio dalle letture discordanti di ISM manifatturiero, in calo, e non manifatturiero, in progresso. La sensazione di fondo, anche in seguito ai dati sul mercato del lavoro risultati al di sopra delle attese, è che lo scenario per l’economia americana sia sostanzialmente stabile. Ad un rallentamento della crescita in questo trimestre e forse anche nel prossimo, se sul budget non viene raggiunto l’accordo, dovrebbe far seguito un ritorno all’espansione a tassi prossimi al 2% cioè in linea con le recenti medie post recessione. Il processo di deleveraging delle famiglie continua: rispetto ad un picco nel rapporto tra debito e PIL del 134% in Q3 2007 esattamente 5 anni dopo questo ratio è sceso al 112,7%. Il tutto avviene con una ricchezza netta delle famiglie in crescita.
 

Area Euro

I due indicatori anticipatori più correlati con il PIL aggregato, l’euro Coin ed il Composite PMI (grafico sotto riportato) hanno confermato il messaggio delle survey rese note le scorse settimane. La contrazione del PIL attesa per Q4 dovrebbe essere il punto di minimo dell’attuale fase recessiva, la quale dovrebbe estendersi, con intensità minore, anche nel primo semestre del 2013 per poi cessare a partire dall’estate. Questo è il nostro scenario di riferimento, quello di consenso, ed anche quello della Banca Centrale. La quale nel meeting di giovedì 6 dicembre ha rivisto al ribasso le proprie stime per crescita ed inflazione avvicinandosi così maggiormente a quanto ipotizzato dal consenso degli economisti indipendenti. Sulla base di queste nuove proiezioni per il 2013 (-0.3% per il PIL e 1,6% per l’inflazione) alcuni membri del Consiglio hanno discusso la possibilità di ridurre ulteriormente il tasso Refi dallo 0,75 allo 0,5%. A maggioranza è stata invece presa la decisione di mantenere i tassi invariati, visto che molti nel Direttivo ritengono l’OMT il principale strumento a disposizione per trasmettere la politica monetaria. Sulla base del nostro scenario la “finestra” per una eventuale riduzione del costo del denaro dovrebbe chiudersi nel primo trimestre del prossimo anno. Tuttavia data la presenza di misure straordinarie come appunto l’OMT e il full allotment sulle richieste di rifinanziamento, che ha già portato il tasso di mercato a zero (si veda il grafico della Taylor Rule) l’esito appare altamente incerto. Per quanto riguarda l’Italia invece il dato sui PMI è risultato in calo e quindi in disaccordo con l’indice nazionale di fiducia elaborato dall’Istat. Occorrerà verificare nei dati di economia reale quale dei due segali discordanti è il più attendibile.

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