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Paola Giubergia, Responsabile Relazioni Esterne del Gruppo Ersel, è la nuova presidente di Lingotto Musica: «Mio padre ne sarebbe felice e sorpreso come me. I miei obiettivi? Fidelizzare i più giovani e trovare nuovi sponsor».
«È stato un fulmine a ciel sereno. Ero l’ultima arrivata nel consiglio, non pensavo di ricevere una simile proposta». Cinquanta giorni dopo aver assunto la carica di presidente di Lingotto Musica, la cui stagione ospita stasera il pianista Grigorij Sokolov, Paola Giubergia non nasconde il suo stupore. Ma nemmeno «l’onore e il piacere» di rivestire un simile ruolo, per la prima volta affidato a una donna (dopo Filippo Beraudo di Pralormo, Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti, Lodovico Passerin d’Entrèves e Giuseppe Proto), in un’associazione che alla passione di un’altra grande donna deve l’esistenza «Con Francesca Gentile Camerana ci legava un rapporto d’affetto speciale» e che tra i suoi spettatori fedeli ha avuto anche il padre Renzo, fondatore di Ersel e melomane, scomparso nel 2010, a cui è intitolato il Premio Giubergia per i giovani talenti.
«Sarebbe contento e sorpreso come me. Se sono un’appassionata di musica lo devo a lui, l’ho accompagnato tante volte ai concerti, al Lingotto ne ricordo uno incredibile di Lang Lang. Grazie al suo amore ho scoperto i benefici della musica, il senso di appartenenza, la serenità ai concerti».
«Di sicuro non mi occuperò della parte artistica, il direttore Luca Mortarotti è bravissimo. Il mio sarà un apporto più relazionale. Tutte le cose sono fatte di relazioni e questo significa rapporti con il pubblico, i supporter, gli artisti. Da donna, mi piacerebbe che il Lingotto diventasse una casa sempre più accogliente, in cui chiunque trovi naturale staccare non solo il cellulare ma anche la spina del cervello, per connettersi alla musica in beatitudine. Vorrei far sentire tutti coccolati e proporre piccoli eventi fidelizzanti. Anche in ottica di richiamo per le nuove generazioni».
«Si potrebbe utilizzare il loro linguaggio, anche con l’aiuto dei musicisti sui social. Ma il problema non è tanto attirare i ragazzi, quanto convincerli a restare. Una cosa è coinvolgerli organizzando uno spritz con gli artisti nel foyer, un’altra trasmettere la passione per la musica classica. Inoltre ogni novità va fatta senza perdere gli appassionati fedeli. A Torino non sono pochi: si dice che è una città freddina, ma il pubblico della classica sa essere molto caldo».[...]
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