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30 marzo - 28 aprile 2023

Walter Niedermayr
Iran prima e dopo la rivoluzione

La nuova sede di Ersel in Via Caradosso a Milano ha presentato “Iran, prima e dopo la rivoluzione”, una mostra dedicata alle opere di Walter Niedermayr, a cura di Chiara Massimello, realizzata in collaborazione con Ncontemporary Milano. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 28 aprile dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 18.

Punto di partenza per questo progetto di Walter Niedermayr realizzato tra il 2005 e 2008 è stato il paesaggio urbano moderno sorto in Iran dopo la rivoluzione islamica del '79, per lo più influenzato dall’architettura occidentale. In questo contesto, all’artista interessa realizzare un confronto fra le città e quelli che sono considerati i luoghi che testimoniano la lunga storia culturale della Persia di un tempo.

La domanda che l’artista si pone è: «La grande cultura del passato ha lasciato tracce nel paese, nell’architettura contemporanea? Se sì, in che modo? Ed è in grado di creare dei punti di contatto e di confronto nel drammatico dibattito culturale che agita la società iraniana di oggi?».

Anche in arte è impossibile parlare di Iran senza confrontarsi con il suo grande passato e senza riferire al suo drammatico presente. Guardando oggi quella terra e quel popolo, le parole che vengono in mente sono desiderio di libertà e voglia di cambiamento, ma la situazione è molto complessa, di non rapida soluzione. Ha sopravvissuto nell’ultimo secolo, a rivoluzioni e colpi di stato, cambi di potere, attentati politici, occupazioni e influenze occidentali. Contemporaneamente però la vita ha continuato, almeno in parte, il suo corso: le città crescono, si modernizzano e si espandano sui territori limitrofi.

Nelle opere seriali di Walter Niedermayr, la bellezza dei luoghi e delle antichità si alterna al paesaggio contemporaneo e alla nuova urbanizzazione anonima. Una modernità, un occidente di facciata, una quinta precaria che nasconde i diritti violati di donne e uomini in nome di una tradizione stravolta e tradita. È l’interesse dell’artista di far vedere come l’occidente e i sui tentativi di colonizzazione in Iran hanno contribuito e tuttora contribuiscono anche a una destabilzzazione del paese a favore dei propri interessi. Le immagini riflettono l’ambivalenza tra paesaggio naturale e paesaggio artificiale e la luce chiara del cielo ne sottolinea ulteriormente il contrasto. Una sorta di irrealtà pervade le immagini silenziose. L’atmosfera è sospesa, il silenzio imposto. Affascina un senso di nostalgia legato alla storia e alla gloria leggendaria dell’Oriente mentre la nuova architettura che invade senza chiedere il permesso ci obbliga a riflettere sul difficile presente.

 

Walter Niedermayr

 

Walter Niedermayr è un artista italiano, nato 1952. Fin dagli anni ’80 nei suoi lavori fotografici e video osserva come le trasformazioni prodotte dall’industria del turismo modificano il paesaggio alpino. A partire dal 1985 lavora a progetti che indagano lo spazio come realtà occupata e plasmata dall’uomo. Il tema ricorrente della sua ricerca artistica è la rappresentazione dello spazio e della sua percezione, sia in contesti aperti che in strutture chiuse.

La sua produzione trova espressione in progetti seriali “in progress” nei quali, abbandonando l’immagine singola in favore di composizioni a più pannelli, crea interruzioni e sovrapposizioni spazio-temporali. Quest’approccio lo si può ritrovare nei lavori seriali Alpine Landschaften (Alpine Landscapes) dal 1987, Raumfolgen (Space Con/Sequences) dal 1991, Rohbauten (Shell Constructions) dal 1997, Artefakte (Artifacts) dal 1992, Bildraum (Image-Space) dal 2001. Fra il 2005 e il 2008 è stata sviluppata la serie Iran, mentre fra il 2009 e il 2016 lavora a The Aspen Series, nel 2012 inizia la serie Portraits. Fra il 2011 e il 2014 Walter Niedermayr ha insegnato fotografia artistica presso la Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano. Le sue opere sono, tra le altre, nelle collezioni del Centre Pompidou, Paris, della Fondation Cartier, Paris, del Museum of Modern Art, New York, del Philadelphia Museum of Art, dell’Albertina e dello Stadt Wien, dello Städel Museum, Frankfurt, della Tate Modern, London, del MoCa Museum of Contemporary Art, Los Angeles, della Fondazione Fotogra a, Modena, del MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e del MAXXI Roma.

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