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La Stampa

PAG. 47 - del 04-ago-2010

Se vivere significa anche, e forse soprattutto, lasciare qualche segno sul mondo, Renzo Giubergia ha vissuto davvero tanto. Tanto di più degli 84 anni che si portava addosso con la fatica degli ultimi tempi e lo sguardo un po' triste e invece il sorriso sempre più caldo, affettuoso.

Ha vissuto tanto di più degli anni avuti in sorte, perché ha fatto tanto ed è stato una presenza importante in molte vite. In fondo ha vissuto due volte, a cavallo di un'operazione al cuore quarant'anni fa, quando i bypass si facevano solo in America. (...)
 

E' stato anche uno sportivo, un olimpionico di scherma, in tempi talmente lontani che parevano irreali. Adorava la musica classica e la campagna.

Ma questi non sono i segni più importanti che lui ha lasciato sul mondo. Renzo Giubergia è stato un grande pater familias in questi nostri strani tempi in cui quanto più sembra superata, tanto più sentiamo il bisogno di questa figura antica. Prima era stato un figlio fedele, capace di seguire le orme già tracciate da suo padre. Poi è diventato un grande padre e un grande nonno. E mica soltanto per i suoi due figli e i tanti nipoti. Anche per chi gli stava intorno, e persino a prescindere dall'età e dalla generazione di appartenenza. Sapeva contagiare il senso della famiglia, darti la dritta giusta in caso di emergenza effettiva. (...) La sua intelligenza del mondo, la capacità cioè di capire quel che ti succede intorno e anche un po' quel che succede dentro l'animo degli altri, l'aveva reso una persona aperta. (...)


Questo senso della famiglia che ha costruito la sua e aiutato tanti altri a barcamenarsi dentro la propria, Renzo Giubergia l'ha poi trasmesso in uno spazio umano e affettivo ancor più grande. Questo spazio si chiama Paideia e si dissemina per gli ospedali della nostra regione, nell'assistenza ai bambini malati e alle loro famiglie, in una serie di iniziative di cui è quasi impossibile fare l'elenco perché sono tantissime.


La fondazione è dedicata ai bambini che vivono in situazioni di disagio, e li aiuta in tanti modi. E' una sua creatura, ma in fondo è "soltanto" una propagazione del suo senso della famiglia, talmente grande che ha avuto modo di estendersi anche così, facendo del bene a dei bambini che stanno male. (...)

Consulta l'articolo: Il re della Borsa che amava la famiglia.pdf

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La Stampa

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Ersel