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A cavallo tra il 2010 e il 2011 Ersel ha presentato nella sede di Torino un'importante raccolta di fotografie di Frank Horvat.
Nato il 28 aprile 1928 a Abbazia (Italia) – oggi Opatija (Croazia) – da genitori medici, ebrei e originari dell’Europa Centrale, Frank Horvat è vissuto in Svizzera, in Italia, in Pakistan, in India, in Inghilterra e in Francia, dove risiede e lavora dalla fine degli anni ’50.
E' del 1950 l’incontro con Henri Cartier-Bresson che lo spinge a procurarsi una Leica e a intraprendere un viaggio di due anni in Asia, come fotogiornalista indipendente. Le sue immagini in bianco e nero gli valgono i primi successi e la partecipazione all’esposizione The Family of Man, al MOMA di New York.
A partire dal 1957, Horvat applica la sua esperienza di fotoreporter alla moda, con uno stile più realista e meno manierato di quello delle riviste dell’epoca. Le sue pubblicazioni su Elle, Vogue e Harper’s Bazaar, in Europa come agli Stati Uniti, influenzano profondamente la fotografia di moda, attirando contemporaneamente le critiche del suo maestro Cartier-Bresson che le definisce “un pastiche". A questo periodo appartiene la maggior parte delle opere proposte da Ersel.
Gli anni tra il 1965 e il 1975 sono un periodo di crisi per le riviste d’attualità e per i loro fotografi. Horvat si cimenta nell’illustrazione e nella pubblicità e brevemente nel cinema e nel video. A partire dal 1976, trova la sua nuova direzione con tre saggi fotografici, intrapresi senza committenza: Ritratti d'alberi, Vraies Semblances e New York sono tre progetti, molto diversi tra loro ma complementari, eseguiti e presentati quasi simultaneamente. Horvat li considera un trittico. Rispetto alla dottrina di Cartier-Bresson, essi rappresentano un’ulteriore trasgressione, tutti e tre a colori.
Gli anni ’90 lo portano a una rottura ancor più radicale, con l’utilizzo del computer e delle manipolazioni digitali. Con il Bestiario e le Metamorfosi d'Ovidio, Horvat esplora il nuovo territorio che si apre tra la fotografia e la pittura – testimonianza di una ricerca mai interrotta e che suscita ancora una volta grandi critiche e grandi entusiasmi.
Nel 1996 Horvat, cambiando ancora una volta registro, applica le possibilità del digitale a una documentazione sulla scultura romanica, pubblicata nel 2000 con un testo dello storico Michel Pastoureau. I due progetti seguenti, 1999 Photo-Diary (il diario fotografico dell'ultimo anno del millennio) e La Véronique sono considerati da alcuni come i suoi contributi più intimi e personali alla storia della fotografia.
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