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Fondi&Sicav

FONDI&SICAV - PAG.18 - del 01-apr-2010

A fine dicembre, tutte le maggiori case di investimento concordavano sul fatto che il 2010 sarebbe stato l'ennesimo anno d'oro dei mercati emergenti. Archiviato il primo trimestre, è ancora possibile mantenere quella indicazione? Oppure le prospettive sono cambiate? E, infine, se la ripresa del mondo sviluppato si rivelasse più debole del previsto e ripartisse una fase recessiva, quali sarebbero le conseguenze per i mercati emergenti? Alcuni dati potrebbero indurre a credere che l'area Em, la cui accelerazione è impressionante per la forza e la durata, possa cominciare a mostrare segni di stanchezza. (...)

Lo spettro della volatilità, agitato spesso dai gestori meno inclini a scommettere sulle economie emergenti, sembra meno preoccupante di quanto non lo fosse nel biennio passato, grazie a una crescente maturità dei sistemi bancari locali. Soprattutto se l'investimento è di lungo periodo. (...)

Sono inoltre le previsioni macroeconomiche quelle che fanno spostare l'ago delle bilancia dei gestori verso Far east, America latina, Russia e, in misura inferiore, verso l'Europa orientale, che, per i gestori, ha il difetto di essere sempre più legata alle sorti dell'Europa occidentale. Per la maggioranza del panel raccolto da Fondi&Sicav, questi mercati hanno ancora fiato per correre, così come previsto dagli outlook stilati alla fine del 2009, e senza dubbio il loro peso nei portafogli è destinato ad aumentare nei prossimi anni e in maniera significativa. I punti di forza? L'elenco è molto lungo. Ma in prima battuta i gestori citano i Pil che corrono, l'incremento dei consumi interni, oltre ai migliori bilanci fiscali, che permettono ai governi di attuare politiche più flessibili, e i livelli di debito statale più bassi. (...)

Ma quali isole dell'arcipelago Em offrono le migliori prospettive?

Per Andrea Rotti, responsabile delle gestioni patrimoniali di Ersel, tra le ragioni che rendono possibile il perdurare di una maggiore crescita economica di queste aree rispetto al mondo occidentale, vi sono il minor indebitamento pubblico, gli elevati surplus commerciali con i loro riflessi favorevoli sugli investimenti infrastrutturali e, non ultimo, la presenza di bilanci familiari in saldo positivo che possono favorire l'incremento dei consumi domestici.

"Sono questi i fenomeni strutturali", spiega Rotti, "che avranno un impatto di lungo periodo e potranno orientare il modello di crescita di molti paesi (si pensi in particolare a India e Brasile) verso una maggiore capacità di crescita domestica e ridurne la dipendenza dall'export, che rappresenta oggi il principale fattore di criticità.

Può essere quindi sensato ricercare un'esposizione verso quei paesi che più di altri stanno orientando le loro politiche economiche e fiscali a vantaggio dell'espansione die consumi interni. Da questo punto di vista sono da preferire proprio l'India per la riforma fiscale in atto, il Brasile e l'Indonesia, per l'ambizioso piano di riforme strutturali avviato dalla nuova presidenza".

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