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Andrea Rotti
Intervista a
Amministratore Delegato
Fonte

Milano Finanza

PAG. 24 - del 28-mag-2022
Ersel punta su Milano

L’istituto privato nato dalla fusione tra la storica SIM torinese e Banca Albertini apre il quartier generale nel capoluogo lombardo. Con 19 miliardi di asset scommette su infrastrutture e real estate in città. 

Per chi è abbastanza ricco e introdotto nella Milano che conta, l’invito è stato d’obbligo: l’inaugurazione della nuova sede della banca privata Ersel. Giovedì 26 maggio in circa 1.200 sono stati ospitati dal Presidente di Ersel, Guido Giubergia, in via Caradosso 16 nel quartier generale dove sono stati trasferiti tutti gli uffici dopo la fusione con Banca Albertini. 

Da Torino a Milano, non come trasferimento di sede legale - che resta nel capoluogo piemontese come lo è stato fin dalla nascita nel 1936 - ma come centro  degli affari. Così Ersel S.p.A. si  presenta ora alla sua ricca clientela, circa 6 mila investitori che  possiedono gli oltre 19,3 miliardi di euro che sono stati affidati alla banca. Il trasloco nello storico palazzo in centro città comprato nel 2018 è l’ultimo tassello di una lunga operazione di integrazione avviata nel 2018 con l’ingresso di Ersel SIM nel capitale di Banca Albertini dopo l’uscita dall’istituto privato milanese degli svizzeri di Syz. 

Adesso la nuova Ersel ha definito dal 1 gennaio la fusione con l’istituto, dopo l’aggiornamento del sistema operativo e informativo, con Alberto Albertini rimasto con una quota di minoranza mentre la maggioranza è nelle mani della famiglia Giubergia-Argentero. Entrambi, Albertini e Giubergia, sono gli eredi degli storici agenti di cambio Renzo Giubergia e Isidoro Albertini, ormai una leggenda di Piazza Affari. 

La caratteristica di Ersel è di essere una private bank sofisticata e dal modello unico, rivendicano i manager, completamente indipendente e concentrata nella gestione del patrimonio dei clienti, imprenditori e ricche famiglie del Nord soprattutto. Su 320 dipendenti, ci sono 80 banker che si dividono portafogli tra 150 e 200 milioni di euro in media. Anche per questo la licenza bancaria è stata fondamentale. Ora il prossimo passo è l’ingresso nel private equity, in particolare nel settore immobiliare e delle infrastrutture. È anche da qui che nasce la scelta di Milano, non solo come sede, ma anche come mercato sul quale puntare. 

«Stiamo lanciando un fondo di real estate legato agli investimenti sul capoluogo lombardo insieme a Kervis Asset management», spiega l’Amministratore Delegato di Ersel, Andrea Rotti, «per offrire ai clienti private uno strumento di diversificazione in un fondo di investimento alternativo (FIA), chiuso e dedicato a investitori qualificati, che investe sullo sviluppo residenziale di Milano. È un’attività reale, quindi non soggetta alle stesse dinamiche di volatilità dei mercati finanziari».

Anche il rendimento atteso, a doppia cifra, è tipico dei fondi di private equity. Complessivamente il fondo di Kervis, con durata di sette anni, ha un target di raccolta di 150 milioni di euro, cui Ersel contribuirà con una quota attraverso un veicolo. Un’altra iniziativa in cantiere è un fondo chiuso di diritto italiano sulle infrastrutture. Tutto per contrastare l’inflazione, che pure secondo Ersel è arrivata al livello massimo «tanto che nelle aspettative future ha iniziato a scendere». 

Intervista a
Andrea Rotti

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