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Andrea Rotti
Intervista a
Amministratore Delegato
Fonte

We wealth - Pag. 60-61

del 21-apr-2020
Una boutique sull'asse Torino-Milano

Radici nel cuore del Piemonte, ambizioni internazionali. "Nasciamo come asset manager per approdare al wealth management. Questo percorso offre una chiave di lettura privilegiata per fare private banking come si deve". Andrea Rotti, AD di Ersel, racconta le strategie di crescita del gruppo dopo la fusione con la menghina Banca Albertini.

È anche questione di sintonia. La sintonia che può nascere tra coloro che parlano la stessa lingua. Una soft skill, cioè una competenza trasversale, che è radicata nel dna di Ersel.

"Siamo una boutique nata nel 1936 da una famiglia di imprenditori torinesi, i Giubergia, che nel 2018 hanno deciso di unire le proprie forze con quelle di un'altra famiglia, gli Albertini, nome storico della finanza milanese, per dare vita a uno dei più grandi gruppi di private banking indipendente in Italia. Da imprenditori è più semplice comprendere ciò di cui i nostri clienti, in larga parte capo-azienda alla guida di family business, hanno bisogno". A parlare è Andrea Rotti, 49 anni, torinese, dallo scorso luglio amministratore delegato di Ersel, dov'è approdato 20 anni fa. Un lungo percorso che lo ha portato a maturare una profonda conoscenza dell'industria dell'asset management. Partecipa el 2003 alla nascita e allo sviluppo di Hedgersel, primo hedge fund diretto. Nel 2006 assume la carica di direttore delle gestioni patrimoniali e nel 2017 diventa condirettore generale di Ersel AM, società di gestione dei fondi aperti di diritto italiano e dei fondi hedge. Fino alla guida del gruppo, che oggi gestisce masse pari a 15 miliardi di euro, attraverso una squadra di 80 banker con portafogli da 150-200 milioni di euro ciascuno. "Ersel nasce come asset manager per approdare al wealth managment. Le competenze sviluppate internamente dalla sgr offrono una chiave di lettura fondamentale per fare private banking come si deve". Competenze che tornano utili specialmente quando ci si trova a interpretare condizioni di mercato particolarmente difficili come quelle scaturite dall'emergenza sanitaria.

"In un frangente straordinario e incerto come l'attuale abbiamo inizialmente riposizionato gli investimenti in chiave più difensiva. Ma soprattutto siamo confidenti della struttura stessa dei nostri portafogli, caratterizzati da ampia diversificazione, che limita le criticità che possono insorgere su specifiche aree di mercato, e dalla possibilità, anche grazie all'utilizzo dei nostri fondi di investimento, di essere costantemente presidiati e tempestivamente rimodulati sulla base degli sviluppi di economia e mercati".

Il wealth management proposto da Ersel va in ogni caso oltre la gestione di portafoglio. I servizi di consulenza patrimoniale di alto profilo passano attraverso le fiduciarie del gruppo, Simon e Nomen: dai trust all'intestazione fiduciaria ai mandati, dalla fiscalità all'analisi del patrimonio aggregato, anche tramite il consolidamento delle posizioni in essere presso altri intermediari. "Siamo in grado di gestire il patrimonio dei clienti ovunque si trovi, e con la possibilità di valorizzare un team di oltre 30 gestori dislocati tra Milano, Torino, Lussemburgo e Londra", ricorda Rotti.

Storicamente Ersel ha sviluppato forti competenze interne sull'azionario domestico, il reddito fisso europeo, l'obbligazionario corporate e high yield. "Su altri mercati preferiamo affidarci a mandati di gestione, un canale presidiato dal nostro hub londinese: ad esempio per l'equity internazionale, i bond dei paesi emergenti, le strategie long-short globali. Lo stesso approccio vale per gli alternativi: nel 2003 abbiamo lanciato il fondo Hedgersel, focalizzato su strategie event driven (che cercano di trarre vantaggio da operazioni di finanza straordinaria ndr).

Il nostro percorso sui mercati privati però passa anche attraverso la collaborazione con altri operatori: nel 2019 abbiamo avviato una partnership distributiva con Muzinich per un fondo eltif specializzato sul private debt. Nel 2020 stiamo lavorando a un fondo di fondi di private equity con Fondaco, di cui Ersel è storico socio fondatore. La logica è sempre la stessa: in un mercato sempre più competitivo non si può essere bravi a fare tutto. Dove non ci sono competenze adeguate, ci appoggiamo a società terze". Con un vantaggio, rispetto ad altri player, che l'ad ci tiene a sottolineare.

Torna il tema della sintonia. "Siamo gestori che dialogano con altri gestori: conosciamo la materia, possiamo fare due diligence amministrative e contabili, valorizzare il nostro sistema informativo che vanta un sofisticato processo di risk management interno". Senza dimenticare un altro aspetto: "Il nostro modello, che integra produzione e distribuzione, ci mette nelle condizioni di tenere i costi sotto controllo".

E venendo dall'asset management, ricorda, "abbiamo fatto nostra la cultura dell'analisi del dato: da sempre esponiamo chiaramente commissioni al lordo e al netto delle spese e della fiscalità". La strategia di crescita di Ersel parte dalla valorizzazione di quelli che Rotti definisce "i nostri cavalli di razza": oltre ai fondi, le gestioni multilinea il servizio di advisory, cioè la consulenza in amministrato, che è stato ulteriormente rafforzato dopo la fusione", racconta Rotti.

"Vogliamo porci come player di riferimento ai banker che riconoscono la qualità di questo modello, che è diverso da quello di una rete e di un banca universale". L'obiettivo è di cooptare tra i tre e cinque banker l'anno, con una clientela di elevato standing che possa apprezzare e ben sfruttare l'ampia piattaforma di servizi del gruppo. Ma i nuovi banker, puntualizza, devono essere pronti ad accogliere e abbracciare la cultura aziendale di Ersel. Questione di sintonia, Ça va sans dire.

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Andrea Rotti

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