Da sempre sentiamo ripeterci che l'Italia è un Paese ricco di risparmio. E' vero, abbiamo una risorsa, in un Paese che non ne ha tante. La stiamo utilizzando per creare ricchezza e lavoro? Abbiamo idee, programmi per creare un prodotto finito da questa materia prima? La risposta è no.
La preoccupazione per il debito pubblico italiano è condivisibile. Ma un Paese che investe solo in titoli di Stato è destinato a spegnersi. Mai come adesso avremmo bisogno di risparmio destinato ad attività produttive.
L'Inghilterra ha appena presentato un progetto di legge sul problema del conflitto di interessi delle banche e delle società di gestione. Dovremmo farlo anche noi. Dal 2006 le sole società di gestione italiane hnno perso oltre il 26% dei dipendenti. Perchè? Un posto di lavoro in finanza vale meno di un posto di lavoro nell'industria? Ersel e Kairos sono due realtà indipendenti e impiegano centinaia di persone. Che vendono i loro prodotti, dialogano con i clienti, negoziano con i fornitori. Non siamo finanzieri. Siamo dei gestori di aziende, che lottano e competono sui mercati globali come come molte industrie italiane. Anche nel nostro settore stiamo regalando l'industria agli stranieri. Per leggi e regolamenti sbagliati, per disinteresse, per l'equazione falsa e demagoga che ricchezza è male e che tutta la finanza è male. Molti Paesi in Europa cercano di attrarci, qui l'impressione è che se chiudi fai un favore a qualcuno. L'Italia ha bisogno di aziende, di nuove aziende in tutti i settori. E' singolare che nel grande dibattito sul come creare nuova occupazione il nostro mestiere sia assente. Particolarmente singolare perchè quello del risparmio è uno dei pochi settori che può svilupparsi senza incentivi perchè dispone di risorse interne proprie. Possiamo creare molto e impedire che il molto finisca altrove. Per farlo abbiamo bisogno di una politica attenta, che sappia analizzare e discernere. E abbiamo anche bisogno di un'informazione scevra di pregiudizi. Non è ancora troppo tardi.
Guido Giubergia - Paolo Basilico
Con il suo leggendario “Whatever it takes”, Mario Draghi è considerato il salvatore dell'euro. La promessa dell'allora Presidente della Banca Centrale Europea di fare tutto il necessario per preservare la moneta unica ha segnato la svolta nella crisi del debito europeo nel 2012.
Trenta minuti di treno separano l’Europa dall’Africa. È il percorso dell’enorme tunnel ferroviario sottomarino che, attraverso un tratto lungo lo Stretto di Gibilterra, potrebbe presto collegare la costa della Spagna con quella del Marocco.
Il 2024 si annuncia come l’anno di inversione sui tassi. Alcune banche italiane saranno più penalizzate di altre, specie quelle che non hanno fabbriche prodotto. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
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